Tre film tre
Visti nel weekend. In ordine di gradimento.
1) A Scanner Darkly, di Richard Linklater. Film geniale. Per la tecnica realizzativa, prima girato come un film “normale”, poi ridisegnato con vena grafica straordinaria (tra Moebius e Grand Theft Auto), fotogramma per fotogramma, può già essere considerato pietra miliare. Se poi la sceneggiatura è la trasposizione cinematografica di uno tra i migliori romanzi di Philip K. Dick (Filippo Cazzo?) si rasenta il capolavoro. Il primo cartone animato in cui si può parlare di “interpretazione”. Gli attori sono disegnati ma recitano come in un film normale, il risultato è straniante. Bravo Keanu Reeves, ancora meglio Robert Downey Jr. nella parte del paranoico irrecuperabile. Il fatto che una produzione indipendente, o quasi, sia riuscita a radunare interpreti di tale fama (ci sono anche Wynona Ryder e Woody Harrelson) la dice lunga sulla bontà del progetto. D'altronde il cartone animato mi sembra l'unico modo per poter rendere in maniera plausibile le tute disindividuanti, non ci sono effetti speciali che tengano. Secondo me, il miglior film del 2006.
2) Little Miss Sunshine, di Jonathan Dayton e Valerie Faris. Famiglia eccentrica e dilaniata da incomprensioni insanabili si riconcilia una volta alle prese con le difficoltà di un viaggio on the road da Armata Brancaleone. Volemose bene. Film che vorrebbe essere underground, ma ormai questo underground è più realista del re. Praticamente identico ai Tenenbaum e a Transamerica, fa il verso a un modo di fare cinema carino e stantio, buonista da far schifo, e, se proprio bisogna ritrarre la famiglia americana non del tutto conforme, una megaproduzione come La Famiglia Addams è molto ma molto più caustica. Inoltre, il personaggio più divertente (il nonno, interpretato da Alan Arkin) viene fatto morire a metà film. Basta però questo personaggio per far raggiungere una sufficienza stiracchiata a Little Miss Sunshine.
3) Black Dahlia, di Brian De Palma. De Palma non fa un bel film da 23 anni (“Omicidio a Luci Rosse”, 1984). Ah no, c'è Carlito's Way del 1993, ma è sommerso da un mare magnum di cazzate. L'ultima in ordine di tempo è Black Dahlia. Ovvero come trasformare un romanzo contorto, non convenzionale, straordinario nel riuscire a ricreare l'atmosfera completamente marcia della Hollywood dell'immediato dopoguerra in una storiella lineare, patinata, riassunta malissimo e incomprensibile a chi non ha letto il libro. Film buono per mettere in mostra due attorucoli ben pettinati e lo sguardo bovino di Scarlett Johansson. Mi chiedo come James Ellroy abbia potuto approvare una trasposizione così convenzionale del suo romanzo. D'altronde lo sceneggiatore ha scritto solo “La guerra dei mondi” per Spielberg e, tra le note biografiche di IMDB, scopro che la sua sceneggiatura di Black Dahlia era stata scartata anni fa da David Fincher (uno che al giorno d'oggi ne capisce più di De Palma). Stessa sorte subì una sceneggiatura preparata per “Guida Galattica per Autostoppisti”. Tra gli attori si salva solo Fiona Shaw nella parte della vecchia pazza, ma è poco più di un cameo. Soporifero.
1 commento:
Il piccolo Pubert Addams seppellisce da solo tutto Little miss sunshine
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