Misteri del libero mercato
Prima di tutto bisogna capire come mai gli Enon (che per venire a suonare qui devono attraversare un oceano) hanno suonato gratis e i Mojomatics (che per venire qui devono attraversare solo mezza Padania) hanno voluto 8 Euro. Fatto sta che i primi hanno attirato trenta persone e i secondi centocinquanta. La logica vorrebbe che i Mojomatics fossero molto più bravi e celebri degli Enon, ma non è così. Sono bravi entrambi e la celebrità abita proprio da un'altra parte. Entra in gioco l'atteggiamento del pubblico italiano, che al contrario di quanto accade in qualunque altra nazione (al concerto si va soprattutto per la curiosità di vedere qualcosa di nuovo), preferisce andare sul sicuro e rivedere quello che già conosce. Over and over. Altrimenti non si spiegherebbe come fa Vasco a riempire gli stadi da più di vent'anni proponendo spettacoli patetici. I Mojomatics meritano tutto il rispetto e l'appoggio possibile, sanno spiegare ai giovincelli cos'è il rock'n'roll, sanno tenere il palco alla grande con una formazione e una strumentazione davvero minime, sono pure creativi riuscendo a mettere insieme il blues del delta col mod inglese alla Jam. Il batterista è come la 'ndrangheta ("una cosa piccola piccola, ma che tiene su tutto"). Però non riesco a spiegare il divario di spettatori se non con la poca voglia di mettere il naso fuori di casa al martedì.
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