lunedì 10 marzo 2008

Elfi vs. orchi (vincono gli orchi)





Vai per vedere i Black Dice (cioè, massacro) e ti ritrovi in apertura di concerto una fighetta islandese che suona folktronica coi piedi. Non è il solito eufemismo: questa davvero aziona i tasti del sequencer e dei vari effetti collegati alla voce e alla chitarra coi piedi. Nudi. Particolare che, unito a un aspetto da elfo sedicenne (ma si sa, gli elfi ne dimostrano sedici e ne hanno settemilaottocento), avrà fatto sussultare più di una mutanda. Vale anche l'eufemismo: suona coi piedi, in qualunque modo vogliate interpretarla questa affermazione è vera. Ha qualche buono spunto e una voce così flebile da non sembrare umana (aveva il cappuccio, non si capiva se le orecchie erano a punta), ma è davvero troppo inesperta per potersi presentare su un palco. Ho le mie idee maschiliste sul motivo recondito della sua presenza in tour con un gruppo di sadici del rumore, inutile che ve lo dica chiaro e tondo, potete arrivarci da soli. In ogni caso alla Fica (bevitrice di whisky, un più sul registro) si perdona tutto, quindi applausi scroscianti.

L'approccio dei Black Dice ai loro marchingegni è quello di un bambino di tre anni alle prese con l'album da colorare: se ne frega di rispettare i contorni e scarabocchia. Ma, con lo scorrere dei minuti, lo scarabocchio si trasforma in qualcosa di compiuto, pesantissimo e davvero cattivo. Carta vetrata che ti raschia la corteccia cerebrale. Hanno anche una parvenza di groove - industriale, lento, scandito - che fa ondeggiare qualche testa. Sono un'evoluzione anarchica del sound dei Pan Sonic. Non c'è soluzione di continuità, le "canzoni" finiscono quando i tre newyorkesi mollano le manopole per sorseggiare la birra, mentre il suono si avvita su sè stesso, in picchiata verso uno schianto inevitabile. Deglutito il liquido giallo, come aviatori alcolizzati riprendono le cloche ed evitano per un soffio lo stallo che prelude alla catastrofe. Ovviamente nessuna concessione al pubblico e niente bis, light show coloratissimo, qui un'altra dimostrazione visiva della loro crudeltà. Ora, se mi dicono che i Black Dice a New York si esibiscono nel giro delle gallerie d'arte trendy, ci credo, hanno l'autorità per farlo. Sono strani, potenti, visionari, fuori dagli schemi, hanno uno stile personale. Cosa ci facciano questi altri nel giro delle gallerie d'arte newyorkesi rimarrà per sempre un mistero.

3 commenti:

Melina2811 ha detto...

Ciao da Maria

Anonimo ha detto...

un più in meno: debbo deluderti, era parte del mio thé che mi aveva chiesto prima di suonare :P
meritevoli di attenzione l'enfance rouge sabato al boccacio di monza e
ven moha! all'ortosonico.
giallo

Melina2811 ha detto...

buongiorno...