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mercoledì 18 luglio 2007

Deltahead

Di questi vi ho già parlato qui. Adesso la magnanimità del Fuco vi regala il disco. Ricordo che al concerto ero rimasto impressionato dall'uso delle trombe da grammofono come amplificatori passivi: pare che le trombe da grammofono siano di gran moda, guardate cosa si sono inventati questi designer dal nome fighetto di Science+Sons. Però prima di cacciare ottocentosettantacinque dollari mi piacerebbe sentire come suonano. Se sono come quelle dei Deltahead mandano in distorsione anche le chitarre acustiche e non credo che i potenziali acquirenti del prodotto amino i Jesus & Mary Chain o i Dirtbombs. Ecco l'oggetto ideale per coloro che si fanno degli scrupoli post-Live Earth (attento: ogni canzone che ascolti uccide un germoglio della foresta pluviale). Tutti gli altri possono ascoltarsi i Deltahead con i consueti diffusori a nafta.

DELTAHEAD
S/T
V2/COOPERATIV 2006
VBR

tracklist here
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giovedì 15 marzo 2007

Ieri sera: una band con gli stantuffi

I Deltahead sono steampunk. Abiti a metà fra il clown bianco e il damerino vittoriano, trombe da grammofono microfonate (per sporcare ulteriormente ciò che esce da un amplificatore antico), due grancasse all'unisono, chitarra dobro e contrabbasso per riprodurre un country blues coperto di ragnatele, eppure non canonico, pieno di riferimenti ai Black Sabbath e a Tom Waits. Con atteggiamento da circo, i due svedesi distribuiscono incensi accesi e orsetti di gomma (i primi potevano anche risparmiarseli, l'incenso fa schifo ed è la cosa meno metal che esista), e si dichiarano disposti a barattare cd per droga (non meglio specificata - laudano, I suppose). Tutto il loro armamentario e il fatto che suonino seduti, muovendosi a ritmo, mi ha fatto immaginare uno strano ibrido uomo-macchina. Ma sì, come secondo lavoro i Deltahead fanno il carillon di Geezer Butler. Pubblico poco, ma urlante. Bene.