Lo vedi quel puntino là in fondo?
E' Lou Reed. Adesso lo vedo. Adesso no. Sposta quella testa. Quando devi vedere un concerto da cento metri di distanza certe cose le puoi solo immaginare. Il concerto che mi piace mi attira verso il palco, come la calamita attira il ferro; allo stesso modo il concerto che non mi piace mi allontana dal palco. La situazione di ieri sera al Traffic Festival impediva lo svolgimento secondo natura di questo processo. Dov'eri eri, non potevi avvicinarti alla fonte del piacere auricolare, nè tantomeno allontanartene causa affollamento fuori norma. Si piscia nel bicchiere di plastica, via. Da quel che ho capito, il Lurido è ancora in forma, ha il gilet di pelle, bel concerto con Berlin molto riveduto e corretto (con coro, orchestra e Steve Hunter alle chitarre - parecchio blues). Audio disturbato da un pubblico un po' troppo indisciplinato: il popolo tende ad attribuire scarso valore alle cose gratuite. Bis da urlo con, nell'ordine, Sweet Jane, Satellite of Love e Take a Walk on the Wild Side. Compare pure Antony (di Antony & The Johnsons) al piano e gorgheggi. Potete chiamarlo dinosauro, mummia, bollito, pensionato, vegliardo, ma senza Lou Reed e questo disco del 1973 tutta una serie di gruppi lamentosi di merda non esisterebbero (Flaming Lips, Keane, Coldplay, Polyphonic Spree... dio che schifo). Non so se gioirne o dolermene. Il video sopra è con John Cale (e Nico che guarda), Le Bataclan, Parigi 1972. Un ringraziamento alla graziosa presentatrice che ha invocato l'ecatombe con un "ci vediamo domani sera per i Daft Punk... se riuscite a tornare a casa". Ed ecco che quarantamila mani cercano quarantamila scroti.
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