lunedì 17 marzo 2008

Negro profeta in patria


Prendetevi dieci minuti di tempo e guardate questo breve documentario, nessuna tv lo passerà mai. In realtà non è breve ma chi lo ha caricato vuole venderlo, è solo la prima parte ma basta a far venire l'acquolina per il concerto di stasera. Sgombro il campo da eventuali dubbi: non suona l'Art Ensemble of Chicago (magari - anche se due dei membri originali sono salme) ma comunque avremo Roscoe Mitchell sul palco del solito localaccio dove gli avvocati cinquantenni mangiano durante i concerti e palpano le cosce delle loro stagiste mentre le mogli, ignare, sono a casa davanti al Grande Fratello - o forse a letto col Grande Fratello Negro. Non mi metto a raccontare di Roscoe Mitchell, non lo so fare e non me ne vergogno, leggete qui e saprete tutto, nell'intervista (del 1999) il nostro stupisce con affermazioni che anticipano con esattezza quello che sta succedendo oggi nel mondo musicale, riuscendo pure a prendersi gioco di un giornalista borioso e di Blow Up. Riporto il passaggio dell'intervista perchè fa troppo ridere.

Dato che hai nominato Den Haag, conosci un musicista che vive lì, Luc Houtkamp? Suona il sassofono, compone e sperimenta con l'elettronica.


No.

Tra i musicisti più giovani che lavorano a Chicago che opinione hai, ad esempio, di Ken Vandermark?


Non so nemmeno se lo conosco...

Tra gli altri ha suonato anche con John McPhee...


Non lo conosco tanto bene.

E Rob Mazurek? Suona la cornetta...

Non conosco la loro musica.

Fine del siparietto comico. Ovviamente Roscoe (sax) non va in tour con dei pirla, ma si porta Wadada Leo Smith (tromba), stesso giro di Chicago e stessa adorazione per Braxton e il "giovane" Harrison Bankhead (contrabbasso) che non ho mai ascoltato ma dopo stasera potrò abbaiare di conoscerlo da anni. Si vede che di jazz non so niente eh? Viste le figure in cui incappano gli "esperti" quando si bullano al cospetto dei mostri sacri, meglio l'ignoranza.

ROSCOE MITCHELL / WADADA LEO SMITH / HARRISON BANKHEAD
BLUE NOTE (MI)
17 marzo 2008
h. 21:00
ing. € 20 - ridotto € 16 (non so da cosa dipenda la riduzione, nel caso fingete invalidità)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho elaborato una teoria: mai parlare di jazz con gli appassionati di rock. Ti vengon fuori con roba da mani nei capelli, prima fra tutte la visione del jazz come una serie sterile di contrapposizioni anziche' come un continuum, e poi la ripetizione dei soliti triti mantra - tipo ridurre Miles Davis a due dischi (Caindovblù e Biccisbrù). Scommetto che quello di Blowup appartiene alla categoria.

fuco ha detto...

mah, io sono appassionato principalmente di rock, ma quando ho a che fare col jazz ci vado coi piedi di piombo, perchè non ne so molto - e uno che può dire a buon diritto di saperne molto di jazz non l'ho ancora conosciuto (di banfoni invece ne conosco tanti). dovrebbe come minimo aver visto i grandi (coltrane, mingus, davis, ayler per dirne 4) dal vivo e ai tempi d'oro. Caindovblù e Biccisbrù sono due disconi, ma in cosa siano dogmaticamente superiori agli altri non lo sa spiegare nessuno. a me piace moltissimo Ascenseur pour l'echafaud che per i cosiddetti "esperti" è meno che minore. comunque ieri sera bel concerto, molto serio, austero, difficile, poco jazz, molti passaggi rumoristi, un linguaggio più da musica classica contemporanea parlato da tre solisti coi controcazzi (il contrabbassista sconosciuto, in particolare, tecnicamente è un mostro).

Anonimo ha detto...

Io pure provengo dal rock, ma mi sono buttato sul jazz in lungo e in largo andando proprio da lontanto, dagli Hot Fives & Hot Sevens di Armstrong e da Jelly Roll Morton fino a Henry Threadgill e Dave Holland. Personalmente ritengo allucinante, come fanno in molti, cassare il pre-bop con superficialita' quando e' roba non meno importante per lo sviluppo musicale del '900. Cavolo, io non li sopporto quelli che parlano con sicumera e frasi fatte di Coltrane e Coleman riducendo tutto al concetto di frigèz (che di fatto usano come banfata) e poi non sanno nulla di Lester Young e Roy Eldridge, e neppure di Duke Ellington. Non esiste. Riguardo al Caindovblù e Biccisbriù, sento dire anche lì un mare di frasi fatte lette dai soliti articoli. Se ci fai caso, il tipico articolo cazzone su KOB dice "modale" ogni tre parole, quello su BB dice "rock". Il che vuol dire che qualcuno ti ha indicato il dito che indica la luna, e tu continui a guardare il dito, ma la luna proprio zero (non dico tu in quanto fuco, eh). Non che NON siano capolavori. Ma se vedi un po' di letteratura jazzistica seria (che, al 99% dei casi, è sinonimo di americana) vedrai l'importanza che viene attribuita ad un disco come "Walkin'" per esempio... e diobestia, ora mi sono perso. :) Oh, io apprezzo un sacco i tuoi interventi, sia chiaro! Mi sono solos fogato un attimo, tutto li'.

fuco ha detto...

hai citato due dei miei preferiti in assoluto, lester young e ellington. il disco di lester young che avevo postato l'anno scorso (con nat king cole e buddy rich) fa spavento, lo sento da tre anni almeno una volta alla settimana. hai ragione quando dici che per il 90% dei sedicenti "esperti" il jazz comincia con charlie parker. mica vero. comunque ho da poco scaricato la discografia "completa" di davis (non so se è proprio completa, comunque sono 76 album...) e la sto ascoltando con calma. ci metterò dieci anni e alla fine ne saprò quanto prima, ma almeno avrò ascoltato della grande musica. cosa è meglio e cosa è peggio non mi riguarda.

Anonimo ha detto...

75 cd e' tanta roba, probabile che ci siano anche tutti quelli dal vivo e le raccolte... io ne ho circa una cinquantina! :) Avevo visto la tua recensione del trio di Lester, infatti ho preso la tua immagine per fare a mia volta una reviù!