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martedì 1 aprile 2008

Controcorrente


Gli A Hawk and a Hacksaw hanno suonato come band di supporto dei Portishead, ieri l'altro. Qui trovate una serie di insulti (che non condivido: quel blog rappresenta alla perfezione il mio pensiero, basta ribaltare tutte le affermazioni ivi contenute, è davvero l'anti-acne) per una band che si è trovata stritolata in un gioco troppo grande, su un palco troppo grande, per un pubblico che non era lì per loro ma per il trip hop. A dir la verità, dai video che si trovano in giro gran parte del pubblico credo fosse lì nemmeno per il trip hop, ma per chiacchierare dei cazzacci propri. Devo scoprire dove cresce l'albero dei soldi, così posso anch'io dare appuntamento agli amici per una birra in un posto dove entrare costa 30 e passa euro.

La verità è ovviamente un'altra: A Hawk and a Hacksaw nel loro campo possono rompere il culo a chiunque, può non interessare il genere, e mi chiedo chi sia il genio che li ha piazzati a suonare prima dei Portishead, ma nel folk acustico/balcanico non conosco degni rivali. Spero che i due di Albuquerque siano stati profumatamente pagati. Per fortuna, dopo aver trascorso uno scoppiettante lunedì libero a Milano (col cazzo: ieri suonavano a Firenze, figurati se si fermano nella Capitale Morale - a fà cusè? shopping?), stasera si esibiscono in un ambiente più congeniale. Piccolo. Adatto a un duo con violino, fisarmonica e qualche percussione. La prima volta che li ho visti suonavano in un prato accanto a una griglia ricolma di salamelle: quella è la loro dimensione ideale, ma anche il piccolo club dovrebbe rendere come si deve. Non può succedere come l'altra volta, questo posto so bene dov'è (e l'introvabile Garage è stato beccato sprovvisto di permessi per la musica dal vivo, stanno spostando tutti i prossimi concerti).

A HAWK AND A HACKSAW
ARCI BIKO (Mi)
1 aprile 2008
h. 22:00
ing. 6 € con tessera ARCI

venerdì 28 marzo 2008

Quattrocento chitarre


Rhys Chatham ha fatto un concerto per quattrocento chitarre alla Notte Bianca di Parigi: pregasi confrontare con la Notte Bianca di Milano - all'ultima edizione c'erano il sosia di Tony Manero e una mostra fotografica sulla storia della nettezza urbana. Mancava soltanto il seminario sul taglio delle vene con distribuzione gratuita di lamette gentilmente fornite dal nostro sponsor tecnico (qui vi spiegano come spaventare i vostri amici con lo scherzo del finto suicidio). Rhys Chatham ha fatto anche dei più "comodi" concerti per cento chitarre (quattro video per testimoniarne uno: uno, due, tre e quattro). Naturalmente a Milano si presenta con la formazione "da camera" che si chiama "Guitar Trio" ma è fortunatamente un po' più numerosa. Comunque siamo di fronte a uno degli originali animatori della no wave newyorkese (per una biografia completa rivolgersi qui). Musica che assomiglia tantissimo a certi strumentali dei Sonic Youth, il che mi fa riflettere sulla presunta valenza "sperimentale" di questa roba. La vecchia gloria dell'avanguardia che non ha più molto di nuovo da dire e a casa sua viene ormai considerato superato - ma ehi, c'è tutto un mondo là fuori dove credono che la mia arte sia ancora l'ultimo grido. Tipo Milano. Io vado consapevole del fatto che O' Artoteca sembra specializzata nel ripescare le avanguardie newyorkesi di trent'anni fa - d'altronde anche in India fanno ancora la Vespa come quella di trent'anni fa, bisogna rassegnarsi. Per fortuna suona con dei musicisti un pochino più giovani di lui.

RHYS CHATHAM GUITAR TRIO

O' ARTOTECA (Mi)
28 marzo 2008
h. 21:00
ing. 10 €

martedì 18 marzo 2008

Arriva la madama


Stasera curioso evento in un posto a me ignoto, il Circolo Culturale La Scheggia. Madame P (video) costruisce loop elettronici di voci e sonorizza un film muto del 1919. La Madama oltre a essere molto brava e a poter vantare numerosi tour americani ed europei, è anche amica mia quindi la garanzia di qualità è assicurata.

MADAME P sonorizza MADAME DUBARRY di ERNST LUBITSCH (1919)
CIRCOLO CULTURALE LA SCHEGGIA (Mi)
18 marzo 2008
h. 21:00
Dovrebbe essere gratis con tessera (e un'altra inutile tessera andrà a gonfiare ulteriormente un portafoglio pieno di tessere e biglietti da visita - soldi pochissimi, e quasi tutti di metallo, pesanti e che non valgono un cazzo)

Due parole su ieri sera: al Blue Note trattamento principesco, accredito e tavolo riservato, peccato non permettano di filmare. Di fotografare sì, di filmare no. Comunque ottima prova dei due mostri sacri più un "giovane". Siamo ai confini del jazz. Quello che hanno suonato viene considerato jazz per convenienza e curriculum dei musicisti, perchè hanno il sax e la tromba. Ma io lo definirei piuttosto "noise acustico", o "musica contemporanea", qualcun altro potrebbe anche dire "roba pallosa e seriosa da intellettuali borghesi di sinistra". Solo Wadada Leo Smith (alla tromba) in qualche passaggio mi ha ricordato che questa dovrebbe essere la musica dei negri. Mitchell si è esibito in un paio di sfuriate al sax in respirazione circolare (come si faccia non lo capirò mai) e Harrison Bankhead, il "giovane" (cinquant'anni, centoottanta chili, vestito con una specie di tendaggio cinese coi draghi ricamati) al contrabbasso e violoncello, è un mostro. Sa tirar fuori dai suoi strumenti una varietà di suoni che non credevo possibili. Sono tre solisti fenomenali, che mi hanno infatti convinto pienamente quando hanno suonato da soli, un po' meno in ensemble. L'impressione è che la formazione in trio appiattisca le genialità e le asperità di ognuno. Opinione personalissima e discutibilissima, io di jazz non so un cazzo, non capisco un cazzo e non voglio nemmeno capire. Mi piace e basta.

lunedì 17 marzo 2008

Negro profeta in patria


Prendetevi dieci minuti di tempo e guardate questo breve documentario, nessuna tv lo passerà mai. In realtà non è breve ma chi lo ha caricato vuole venderlo, è solo la prima parte ma basta a far venire l'acquolina per il concerto di stasera. Sgombro il campo da eventuali dubbi: non suona l'Art Ensemble of Chicago (magari - anche se due dei membri originali sono salme) ma comunque avremo Roscoe Mitchell sul palco del solito localaccio dove gli avvocati cinquantenni mangiano durante i concerti e palpano le cosce delle loro stagiste mentre le mogli, ignare, sono a casa davanti al Grande Fratello - o forse a letto col Grande Fratello Negro. Non mi metto a raccontare di Roscoe Mitchell, non lo so fare e non me ne vergogno, leggete qui e saprete tutto, nell'intervista (del 1999) il nostro stupisce con affermazioni che anticipano con esattezza quello che sta succedendo oggi nel mondo musicale, riuscendo pure a prendersi gioco di un giornalista borioso e di Blow Up. Riporto il passaggio dell'intervista perchè fa troppo ridere.

Dato che hai nominato Den Haag, conosci un musicista che vive lì, Luc Houtkamp? Suona il sassofono, compone e sperimenta con l'elettronica.


No.

Tra i musicisti più giovani che lavorano a Chicago che opinione hai, ad esempio, di Ken Vandermark?


Non so nemmeno se lo conosco...

Tra gli altri ha suonato anche con John McPhee...


Non lo conosco tanto bene.

E Rob Mazurek? Suona la cornetta...

Non conosco la loro musica.

Fine del siparietto comico. Ovviamente Roscoe (sax) non va in tour con dei pirla, ma si porta Wadada Leo Smith (tromba), stesso giro di Chicago e stessa adorazione per Braxton e il "giovane" Harrison Bankhead (contrabbasso) che non ho mai ascoltato ma dopo stasera potrò abbaiare di conoscerlo da anni. Si vede che di jazz non so niente eh? Viste le figure in cui incappano gli "esperti" quando si bullano al cospetto dei mostri sacri, meglio l'ignoranza.

ROSCOE MITCHELL / WADADA LEO SMITH / HARRISON BANKHEAD
BLUE NOTE (MI)
17 marzo 2008
h. 21:00
ing. € 20 - ridotto € 16 (non so da cosa dipenda la riduzione, nel caso fingete invalidità)

mercoledì 12 marzo 2008

Vieni anche tu nel nostro mondo di caramelle colorate


Eccone altri, di falliti professionali. Gente che ha cominciato nel 1979, in piena ansia punk, facendo musica che nessuno cagava più da almeno dieci anni. Il garage stile "Back from the grave". Acidi, palloncini colorati e capelli lunghi in un'epoca di anfetamine e rasature perfette. Fatto sta che il "garage rock revival" diventa addirittura un genere, i Chesterfield Kings ne sono pionieri. Immaginate se un gruppo che si forma adesso si mettesse a fare musica che era in voga nel 1994 (lo scarto temporale è lo stesso): nessuno se ne accorgerebbe, di questo scarto. I tempi sono diversi, vale tutto, nel rock i generi convivono tutti insieme (è un bene secondo me) ma sono anche molto meno caratterizzati. E le band del 1994 sono in giro ancora quasi tutte. Longevità, e va bene, ma anche un certo immobilismo. I Chesterfield Kings da ventinove anni fanno musica vecchia di quaranta. Quello che piace a me. Il cantante con quelle canottierine luccicanti sembra un po' un'orecchia ma per stavolta si chiude un occhio (in realtà non me ne frega un cazzo ma mi piace il gioco di parole). Qui un loro video vecchio e che sembra antico. E qui la storia di quella canzone. Meglio l'originale? Per forza.

THE CHESTERFIELD KINGS
LEGEND 54 (Mi)
12 MARZO 2008
h. 22:00
ing. 15 € + tessera (non so quale, in sto posto non ci sono mai stato, è a mezzo chilometro da casa mia e non promette un cazzo bene)

venerdì 7 marzo 2008

Epilessia / droga / omicidio


Vi sfido a guardare per intero questo video. E' del genere sconsigliato agli epilettici, ma anche i meno impressionabili (soprattutto da metà in poi) potrebbero essere costretti a distogliere lo sguardo. Il video inquadra perfettamente la fuorezza dei Black Dice, band newyorkese che gode di un'incomprensibile notorietà. Ah già, i DFA li hanno remixati, quindi qualcuno si presenterà al concerto aspettandosi la cassa dritta. Non penso che la troverà. La cassa dritta sta ai Black Dice come la pista cifrata sta al Bartezzaghi. Comunque con "notorietà" intendo dire che al concerto ci saranno magari duecento persone invece di quindici. Le loro ondate rumoristiche mi fanno venire in mente la descrizione degli effetti di una droga immaginaria che Giorgio Scerbanenco ha inserito in un suo racconto. Cito anche se non ne sono degno:

"Il Bolder è uno dei meno nobili allucinogeni, anche i più avidi di droghe hanno timore dei suoi effetti brutali. Ma è appunto la violenza, l'immediatezza, la brutalità dei suoi effetti che attira molta gente".

Ad aggiungere ulteriori elementi di inquietudine alla performance di questo gruppo di bruciati, vi ricordo il motivo che causò l'annullamento istantaneo della loro data milanese del 2004. I Dadi Neri compaiono all'orizzonte e la gente si spara in mezzo alla strada.

BLACK DICE + KRÍA BREKKAN (la tipa dei Mùm ndr)
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
9 MARZO 2008
h. 22:30
ing. 10 € + tessera ARCI

venerdì 29 febbraio 2008

Catania-Chicago solo andata


Ecco il ritorno di un gruppo sempre poco cagato alle nostre latitudini ma che a Chicago è stato messo sotto contratto dalla Touch & Go, prodotto da Steve Albini, portato ad esempio di come si fa il noise rock. Un po' come è successo agli Ovo, anche loro mai cagati alle nostre latitudini: quando hanno bussato alla porta della Load sono stati messi sotto contratto subito (e sono in homepage a caratteri cubitali: Ovo on tour!). La fuga dei cervelli non riguarda solo chirurghi, economisti e ingegneri ma anche grassoni con la chitarra. Gli Uzeda sono troppo tesi e inquietanti, non fanno ballare, sono brutti, sovrappeso, malvestiti e terroni. Per di più terroni che (orrore!) non rientrano tra i luoghi comuni della Terronia: tarantelle, fatalismo meridionale, la valigia di cartone tenuta chiusa con la cinghia della tapparella, trentasei ore di treno pieno di emigranti analfabeti che puzzano, la damigiana dell'olio buono "del paese nostro", quell'aria di tradizione pesante come un marchio d'infamia. Gli Uzeda sono nati sotto un vulcano, ma invece di tremare di paura ogni volta che alzano lo sguardo verso il cratere (le vecchie nerovestite vorrebbero il segno della croce e l'accensione del cero), hanno imparato a eruttare. Occhio al lapillo.

UZEDA
GARAGE (SESTO S. GIOVANNI)
29 FEBBRAIO 2008
h. 22:30
ing. 12 € + tessera

P.S. Per i resoconti di ieri (bellissimo) aspettate lunedì. Per i resoconti di stasera aspettate martedì. Aspettate.

giovedì 28 febbraio 2008

Festival della canzone italiana



Ieri ho scoperto che gli inetti Japanther hanno suonato presso il prestigioso Whitney Museum di New York. O sono io che non capisco o c'è qualcosa che non quadra. Sono sperimentali? Usano degli strumenti convenzionali in maniera non convenzionale? Perseguono uno stile particolare o poco noto? Hanno doti tecniche che li distinguano? La risposta alle quattro domande è sempre "no". E dire che scorrendo gli eventi musicali che si sono svolti al Whitney scopri che sono passati musicisti di tutto rispetto, o almeno un po' più ricercati: i Matmos, Hamid Drake, Foetus con l'orchestra. Poi capisci che la musica non c'entra nulla. Si trovano un sacco di foto dei Japanther più o meno "artistiche", in azione sono fotogenici (iconografia che incarna alla perfezione il rock'n'roll - le foto comunque non se le fanno da soli), fanno concerti in posti strani (in piscina???), a volte hanno dei costumi. Diciamo che puntano sull'estetica per non far notare che come musicisti fanno schifo al cazzo. Peccato che queste cose le facciano solo a casa loro, in tour non si portano gli orpelli e quindi sono semplicemente dei musicisti che fanno schifo al cazzo.

Stasera invece c'è questo evento interessante in una galleria d'arte, musicisti italiani che di orpelli non ne hanno e cercano di elevare il suono ad "arte", o almeno ci provano. Alle quattro domande di cui sopra ho almeno un paio di "sì" per ciascuno di loro.

Primo video: Andrea Belfi, percussioni e synth. Sembra indirizzato verso la psichedelia. Secondo video: Claudio Rocchetti, elettroacustica, ovvero microfonare degli oggetti e tirar fuori un po' di rumore cercando di organizzarlo in qualcosa di senso compiuto. Ho un suo disco e mi sembra abile. Roba che dal vivo dovrebbe acquistare maggiore peso. Manca il video ma c'è myspace: Stefano Pilia, chitarra solista probabilmente preparata ed effettata, ambient noise o simili. In più dovrebbe esserci della videoarte in tempo reale, forse c'è anche una mostra. Magari non è un gran che ma l'alternativa è Pippo Baudo. L'altro ieri facendo zapping mi sono impietrito sul Festival quando il Pippo ha presentato come cantante un caporale dell'esercito che ha scritto una canzone mentre era ferito in ospedale a Kabul - siamo all'elemosina. L'anno prossimo mi presento anch'io: so suonare il jingle del Mulino Bianco col pettine e ho un dente cariato.

ANDREA BELFI + STEFANO PILIA + CLAUDIO ROCCHETTI
O' ARTOTECA (MI)
28 FEBBRAIO 2008
h. 20:30
ing. libero

lunedì 25 febbraio 2008

Latra il telefono


Stasera comincia il Festival di Sanremo e mi sembra il caso di andare a vedere un concerto più melodico e positivo del solito. I Japanther, da Brooklyn (duo a base di batteria incompleta, basso distorto, tape loops e cornette del telefono), sembrano la versione educata dei Lightning Bolt. Dietro la muraglia rumoristica non ci sono solo odio e depressione. Mi ricordano, come attitudine, come sfiga, una band ignota che compare di sfuggita nel miglior film sui serial killer che abbia mai visto. Va detto che suoneranno in un posto (la cantina incrostata del Leoncavallo) ottenebrato da una cappa di sconfitta e pessimismo che trasformerebbe anche il Ballo del Qua Qua in un brano dalle venature nichiliste, quindi immaginate un gruppo che già suona a bassa fedeltà ulteriormente sporcato dal distorsore automatico del Dauntaun (secondo me hanno fatto installare dei pedali Metasonix Scrotum Smasher insieme all'impianto elettrico). Figuratevi poi l'ambientino che può radunare un posto del genere nella joie de vivre del lunedì sera milanese: quattro disadattati che quando chiamano il Telefono Amico trovano sempre occupato. E allora, tutti a vedere i Japanther che usano le cornette del telefono per urlarci dentro. Il gruppo di supporto sembra una roba poppettina tedesca gentile e col video in stile gioco elettronico d'epoca che fa tanto carino e romantico (però compaiono delle croci rovesciate), si sono fatti fare anche degli algidi remix elettronici. Ma tanto ci penserà il rombo naturale del posto a trasformarli in una tribute band di Teenage Jesus & The Jerks.

JAPANTHER + VORTEX REX
DAUNTAUN @ LEONCAVALLO (MI)
25 FEBBRAIO 2008
h. 23:00
ing. a sottoscrizione

giovedì 21 febbraio 2008

Piccoli fans


C'è qualcosa che non va nella stazza dei musicisti. Il batterista è grosso, vecchio e ciccione (forse vi ricordate quello che ho scritto qui: è Russell Simins della Blues Explosion) ma quelli davanti hanno 24 anni in due. E suonano stasera alla Casa 139 (non ci vado perchè non mi piace il genere e ho altro da fare, ma l'evento è di quelli trash pesanti). E c'è pure Latitia Sadier degli Stereolab col suo progetto parallelo Monade - piacevoli melodie da tramonto in Costa Azzurra ma dal vivo non ha mai imparato a suonare decentemente. Le star della serata comunque sono loro, i Tiny Masters Of Today (qui altre informazioni). Per quanto legnosi tecnicamente e banali stilisticamente, sono dei piccoli professionisti in grado di affrontare palchi, pubblico e tour faticosi: nel nostro fottuto paese invece i bambini che cantano o suonano sono visti alla stregua di scimpanzè, ammaestrati da ritardati mentali che si fregiano del titolo di "genitori". Chi si ricorda questa vergogna che viola apertamente i diritti dell'uomo? Notate le facce terrorizzate dei piccoli obbligati a esporsi alla gogna mediatica. Sembra la sala d'aspetto del dentista.

Ma i Tiny Masters Of Today non sono soli. Su Youtube è tutto un fiorire di rocker in erba. Ecco qualche esempio tra i più eclatanti.

· I Blisters hanno suonato al Lollapalooza dello scorso anno, va detto che partono avvantaggiati perchè il batterista (che suona dall'età di due anni!) è il figlio di Jeff Tweedy dei Wilco. Qui un breve documentario su di loro.

· The Stolen: maglietta degli AC/DC e canzone dei Kiss. Sanno già come si fa.

· Il bassista è più basso del basso, il cantante è uno spettacolo. Si chiamano GRAK.

· The Black Year sono australiani e hanno già il piglio di quelli che entro due anni traslocheranno presso il più vicino pub.

· "Mio fratello grande è un ricchione col ciuffo, ci penso io a salvare il mondo dai nazisti". Signori, i Flaming Monkeys, from UK. Video splendido, canzone potente.

· Care Bears On Fire, da New York City: c'è gente col triplo dei loro anni che sbaglia i tre accordi. Premio speciale della giuria per la maglietta dei Naked Raygun.

· Pure i Black & White sono inglesi e pestano come dei fabbri.

· I tedeschi sono tedeschi fin da piccoli: "Mamma, portami a Wacken". Agli Oakmoor piacciono di brutto gli AC/DC.

· Abbiamo anche i piccoli negri. Qualcuno i Kriss Kross se li ricorderà anche. Per me "Jump" è un classico di sempre. Scomparsi dalle scene, me li immagino uno pappone e l'altro sparato mentre smazzava.

· I migliori li ho tenuti per ultimi. Da Portland, Oregon, Still Pending. Di Bonham/Jones/Page/Plant eseguono "Rock'n'roll". A differenza della versione originale, questa è cantata dal batterista. Secondo me non può avere più di otto anni.

Adesso ditemi voi cosa dovrei rispondere a un comunicato stampa che cerca di spacciarmi dei trentenni disgustosi cloni degli Oasis per "next big thing", decantando la "straordinaria abilità del batterista". Quelli non sono ciuffi, ma riporti.

martedì 19 febbraio 2008

Guardare il muschio crescere


Quando un gruppo suona musica così lenta ed estatica deve mettere in conto che anche la diffusione di tale musica proceda con la stessa lentezza. La lentezza inarrestabile della natura. Gli Earth esistono dal 1990 ma nello scorso decennio se li cagavano solo pochi intimi, tant'è vero che nel 1996 smettono e vanno in letargo fino al 2005. Un gruppo dello stesso paese dei Nirvana che non suonava grunge, figuratevi che impatto poteva avere in un mondo abituato a ragionare per compartimenti stagni. Nel nuovo millennio invece è emerso il cosiddetto drone doom. L'unico genere che a mio parere valga la pena seguire oggi, l'unico sound che sembra "indicativo di un'epoca" (ho sentito di sfuggita la parola "Radiohead" - bè, ne riparleremo nel 2025, se qualcuno ancora li ricorderà). Arrivano i Sunn O))), altri musicisti malati che non farebbero i tour mondiali se non avessero indovinato la pastura per prendere all'amo i metallari: pitturarsi la faccia e fare le corna (senza questi vezzi comportamentali ai metallari farebbero schifo). I Sunn O))) dicono che gli Earth sono la loro principale fonte di ispirazione. Basta questo perchè i nostri escano dal più scardinato dei trailer park dove sicuramente avranno passato gli ultimi dieci anni (non bisogna ragionare in questo modo - magari facevano i broker a Wall Street, ma l'immaginario del musicista fallito mi piace) e si rimettano a fare dischi e concerti. Il fatto è che oggi gli Earth non fanno drone doom. Sono più - uhm - "atmosferici". Termine che non vuol dire un cazzo, perchè il ronzio dei loro strumenti sfonda i barometri e se tirano fuori il trombone (non quello che si fuma) saranno cazzi per i vostri timpani. Pressurizzano l'ambiente e favoriscono una rapida crescita di muschi e licheni. Occhio al supporter, chitarrista folk fulmineo che suonava con i Sun City Girls finchè non si sono sciolti causa decesso del batterista. Un altro che di sfiga se ne intende, se gli Earth hanno dovuto aspettare quindici anni per un minimo riconoscimento del loro lavoro questo è in giro da ventisei guadagnandoci poco o un cazzo, con circa sessanta (!) album usciti a nome Sun City Girls e quattordici a nome Sir Richard Bishop. Abnegazione.

EARTH + SIR RICHARD BISHOP
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
19 FEBBRAIO 2008
h. 22:00
ing. 10 € con tessera ARCI

sabato 16 febbraio 2008

C'è un coleottero nel computer


Non nel mio, per fortuna. Ma questo è il significato di Nisennenmondai in giapponese (più o meno: nel loro inglese traballante dicono "bug computer problems"). Le tipe sembrano ripetitive, brani lunghi e con pochi punti di riferimento (eventualmente qualcosa di tedesco e degli anni Settanta). E sembrano precisissime tecnicamente. Niente di strano, visto che si parla di giapponesi, secondo me se non raggiungono uno standard minimo il sensei gli mozza le mani con un fendente di katana ben assestato, una pratica che sarebbe giusto adottare anche qui. Un altro gruppo che punta sulle esibizioni live più che sui dischi: li hanno, ma sono autoprodotti, cd-r o, splendida iniziativa retrò, cassette. Cassette. La più vecchia fatta nel 2002. E nessuna registrazione posteriore al 2005. E non vendono niente online. Il sito è scheletrico. Mi sembra che i giapponesi, che sono sempre avanti, stiano dettando una tendenza che nei prossimi anni, almeno per la musica, diventerà regola: ridurre al minimo il materiale disponibile in rete. Gente come Stefano Isidoro Bianchi (direttore di Blow Up) cerca di spiegare con i soliti paroloni inconcludenti perchè scaricare musica è sbagliato. Secondo me ha solo paura di perdere il lavoro e quell'aura da "so tutto e possiedo cose che tu non potrai mai nemmeno immaginare, io sono un critico e tu non sei un cazzo" che ormai un minorenne con un computer può sbugiardare in qualunque momento. Era ora.

Non vuoi condividere la tua musica? Non registrarla. Più semplice di così. Altrimenti rassegnati al file sharing, che tu sia un musicista o un critico che ha costruito la propria reputazione sull'impossibilità per i lettori di dissentire da ciò che scrive. Pensando a quante inculate mi sono preso fidandomi degli insindacabili giudizi di Blow Up auspico una fine rapida per la più snob tra le riviste musicali (non che le altre siano meglio). Come dici? Non sei d'accordo con quello che scrivo io? Sopra c'è un video, te lo guardi e decidi da solo se le Nisennenmondai ti piacciono oppure no. Più semplice di così.

Andrea Marutti, che aprirà questo concerto, ha invece una interessante netlabel che vende. Ma mette a disposizione talmente tanta roba da scaricare che solo i collezionisti più compulsivi e affascinati da edizioni limitate e packaging strani metteranno mano al portafoglio. Mi perdoni il caro Mr.Oddone se stasera non vado a vedere i suoi Sottopressione, ma siete di Milano e nel giro di un paio di mesi un altro concerto lo fate, mentre le giappe potrebbero non passare mai più.

NISENNENMONDAI + ANDREA MARUTTI
CSA TORCHIERA (MI)
16 FEBBRAIO 2008
h. 23:00
ing. a sottoscrizione

giovedì 14 febbraio 2008

Murato vivo in cantina


Secondo i risultati
di un sondaggio condotto dalla catena HMV (notizia ANSA da prendere con le molle, ma giustifica il mio punto di vista e quindi va bene) i generi musicali più ascoltati in Gran Bretagna sono: hardcore (al nord), r'n'b (a Londra), rock celtico, trip hop, reggae e "musica d'ambiente/chill out" (che cazzo vorranno dire) altrove. Ovviamente non c'è traccia di termini quali britpop, new rave o indie. Secondo me spediscono qui derrate di froci col ciuffo sperando che smarriscano la strada di casa. Prodotti da esportazione per il terzo mondo, come i film con Steven Seagal (che, scopro adesso, sarebbe anche bluesman). Per quanto riguarda Honkeyfinger (video) non può smarrire la strada di casa perchè, dall'aspetto, una casa non ce l'ha. Sembra (è?) un homeless. Forse un hobo (no. E' inglese). Suona punk blues da solo con batteria, chitarra slide e armonica, non posso far finta di conoscerlo da anni perchè ha pubblicato un solo singolo e prima di avere in mano il programma del Magnolia di febbraio manco sospettavo la sua esistenza. The Blues Is Number One, e questo ci prova, non pretendo che sia bravo dal vivo come lui, ma sono sicuro che emanerà sudore, puzza di piedi e alito cattivo sui soliti quattro astanti. Quando trovi uno scarafaggio in casa, vuol dire che ce ne sono degli altri: infatti, a supporto, due tentativi italiani dello stesso genere. Questi sembrano solidi, e il cristo di Cimabue appeso al contrario mi conforta (sembra bravo, guardatevelo mentre suona seduto sul cesso). Di entrambi, il sito di riferimento dell'underground italiano (quello che ci meritiamo) non ha notizia. Anche questo mi conforta. A ferragosto, tutti a Britt, Iowa.

HONKEYFINGER + DIRTY TRAINLOAD + THE BIG SOUND OF COUNTRY MUSIC
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
14 FEBBRAIO 2008
h. 22:00
ing. lib. con tessera ARCI

mercoledì 6 febbraio 2008

C'è del marcio in Danimarca / 2


Quando sento un ritmo così non capisco più un cazzo, che ci volete fare. Il ritmo dei Raveonettes, sempre danesi (a volte possono essere anche dei plausibili discendenti dei Jesus & Mary Chain). La sparuta scena danese mostra pure piacevole versatilità (vedi il concerto segnalato ieri, a me piacciono parecchio anche questi) e sono sicuro che da qualche parte nello Jutland si nasconde del metal. Al contrario di un'altra scena in cui secondo qualcuno c'è solo indiepop di merda (carini - svenevoli - sensibili: al muro) o cantautori oratoriani (anelli di congiunzione tra l'essere umano e i papaboys - le persone di buon gusto sono sconsigliate dal visitare i link precedenti, che ho messo solo per dovere di trash). In realtà in Italia c'è davvero qualcosa di diverso ("di migliore" dico io - questione di gusti, è però innegabile che tutti questi siano bravi dal vivo e gli altri no), ed è una vergogna che se ne parli pochissimo. Per par condicio mettiamo anche questi, ignorantissimi (il primo che indovina a che film è ispirato il video vince) - mille volte meglio cantare "rischia la galera, fatte rispettà" che "i tuoi discorsi metafisici sui fori dei piercing che si richiudono". Bimbo, la metafisica non c'entra una cippa di cazzo, non sei un poeta, impara a suonare.

Ma sto andando troppo fuori tema (dalla prima riga direte voi), il fatto è che mi girano le balle a elicottero confrontando la situazione politico-sociale italiana con le tematiche espresse da un sedicente "underground cantautoriale" che segretamente aspira al Festival di Sanremo. I Raveonettes potrebbero piacere anche a qualche tipa con la maglietta a righe, scordatevi però che costoro sappiano o vogliano ballare come le tipe del video - le milanesi certe cose le fanno solo su myspace e forse ci riescono al quinto tentativo. Rock'n'roll basilare, vecchio come il cucco, senza menate e che esce su major: ormai è una cosa di cui vantarsi a testa alta. I venduti sono quelli che vorrebbero. Fate con calma, che fino a lunedì non potrò leggere i vostri insulti.

THE RAVEONETTES
MUSICDROME (MI)
10 FEBBRAIO 2008
h. 21:30
ing. 15 €

martedì 5 febbraio 2008

C'è del marcio in Danimarca / 1


Fra oggi e domani vi anticiperò cosa c'è di bello da vedere a Milano nel fine settimana. Cose a cui non potrò assistere visto che giovedì al canto del gallo mi dirigerò verso questo bel posto e ci resterò fino a domenica sera. Caso vuole che entrambi i gruppi che suoneranno provengano da una terra nordica e ospitale ma che non è mai stata fertile musicalmente. Meglio pochi e buoni che un tanto al chilo e scadenti, comunque.

I primi a calcare il patrio suolo maledetto dagli indioti saranno gli Efterklang, band penalizzata dalla geografia. Fossero infatti nati in Islanda avrebbero lo stesso ritorno di pubblico dei vari Sigur Ròs o Mùm che a me, al contrario dei danesi, non sono mai piaciuti. Eterei, struggenti, crepuscolari, neoclassici ecc. ma anche inquietanti e capaci di incisivi interventi elettronici, il video è davvero una roba da malati (bello il paralitico bicefalo). Sono in otto e mi chiedo come potranno sistemare tutta la loro strumentazione sul palchetto di cinque metri quadri della Casa 139. Assomigliano non poco ai progetti collaterali dei Godspeed You! Black Emperor, entrambi di gran lunga migliori del gruppo madre, insomma grandi spazi, aria limpida e l'aleggiar leggero della morte. Sembra interessante e ancor più sprofondato in uno struggimento inconsolabile il loro supporter. Se l'atmosfera della musica corrisponde davvero allo stato d'animo dei musicisti, vista Milano potrebbero optare per un suicidio lampo e di massa. Vederli ora per non rimpiangerli poi.

EFTERKLANG + PETER BRODERICK
LA CASA 139 (MI)
7 FEBBRAIO 2008
h. 21:30
ing. 10 € + tessera ARCI

martedì 29 gennaio 2008

Le ultime cartucce


C'era una volta la Blues Explosion. Trio blues-punk privo di basso col quale Jon Spencer ha pubblicato tre album bellissimi, minimalisti e cattivi (questo, questo e questo) - ma il più nuovo è del 1996, e della stessa epoca è anche la collaborazione col bluesman R.L. Burnside che ha dato origine a un altro disco stupendo. Nel frattempo il trio si è progressivamente imbolsito pubblicando roba inutile (tranne forse questo), anche dal vivo non hanno più replicato concerti come quello (indimenticabile) al Rainbow di Milano nel '97, finito con una chitarra imbrattata di sangue. La nave ha poi cominciato a imbarcare acqua e i tre topi si sono dati - leggi hanno preferito dedicarsi a progetti collaterali.

Judah Bauer, chitarrista: non pervenuto. Il suo sito non viene aggiornato dal 2006. Ha tentato la fortuna insieme al fratello - batterista ignobile - con i 20 Miles (roba per completisti che comparirà prossimamente su queste pagine) ma ormai suona con i gruppi del suo quartiere. Che brutta fine.

Russell Simins, batterista: suona con due bambini. Ne riparleremo, visto che vengono dal vivo tra qualche settimana e il rock infantile sembra l'ultima tendenza. Non sto parlando di gruppi inglesi, ma di bambini veri.

Jon Spencer, frontman: quando le idee scarseggiano, meglio rivolgersi ai classici del passato. Infatti fonda gli Heavy Trash insieme a un altro chitarrista semifallito (Matt Verta-Ray, ex Madder Rose, ex Speedball Baby). Rockabilly tutto sommato tradizionale (Spencer si è pure impomatato per ottenere una rocambolesca banana) che potrebbe essere davvero l'ultima spiaggia. Se avete i coglioni è ora di farlo vedere, o è finita.

Stasera vado con lo spirito con cui si guarda la Formula 1: tutti lì in attesa dell'incidente mortale.

HEAVY TRASH + THE SADIES
MUSICDROME (MI)
29 gennaio 2008
h. 21:30
ing. 15 €

sabato 26 gennaio 2008

Corsico is the place

Se non fossi andato domenica scorsa a vedere il William Parker Ensemble avrei senza dubbio trascurato il concerto di stasera. Infatti non conoscevo Sabir Mateen, jazzista free puro e duro che fa parte della lussuriosa sezione fiati vista al Teatro Manzoni. Su Sabir ho scoperto alcune cose. Ha fatto parte della Sun Ra Arkestra (pure lui: magari potrò avere qualche conferma sulle basi aliene in Israele), ha suonato in metropolitana a New York con il Test Quartet (aguzzate la vista: New York e Milano si distinguono per sette piccoli particolari), addirittura un mio amico ha pubblicato un suo disco e io non ne sapevo niente. Stasera suona con Tiziano Tononi alla batteria (eclettico percussionista davvero degno di nota, visto qualche anno fa con l'ottimo progetto Bestia Pensante, di ispirazione krautrock) e Silvia Bolognesi al contrabbasso (strumento assai poco praticato dalle donne, al contrario del basso elettrico). Insomma, ci sono le premesse per salire sul treno per lo spazio profondo (la stazione è proprio di fianco).

SABIR MATEEN TRIO
GHEROARTE' (CORSICO)
26 gennaio 2008
h. 22:30
ing. 10 € + 6 € di tessera annuale

venerdì 11 gennaio 2008

Teresa non sparare


Sono pochissimi i gruppi che riescono a demolire il muro dell'ipocrisia. Quelli che sfondano suonando musica che secondo media e opinione pubblica è troppo dura, urlata, che non scende a facili compromessi. Come se ci fosse da vergognarsi ad avere dei gusti decisi. Mi vengono in mente i Nirvana, che comunque hanno sempre interpretato nell'inculcato sentire comune la parte dei drogati sporchi e cattivi, e se li ascoltavi eri per forza drogato, sporco e cattivo anche tu. Ricordo quelle situazioni da negozio di dischi (non entro in uno da almeno cinque anni, esisteranno ancora?) in cui quando chiedevi al commesso notizie su un disco non da classifica rispondeva invariabilmente, come un automa, "hai guardato nel metal?". Anche se volevi i Labradford. Gente che si ciba di fatti di cronaca pieni di cadaveri fatti a pezzi, che fa saltare in aria le bombe a mano a capodanno, che se lo fa picchiare in culo per non perdere la verginità prima del matrimonio in chiesa o che prende a sprangate il vicino di casa colpevole di tifare per la squadra sbagliata. No, che schifo l'aglio, poi psicofarmaci a caso, a manciate. E al primo accordo di chitarra distorta, alla prima voce che non piagnucola scappano come inseguiti da un battaglione di zombi. Car stereo da dodicimila watt per sentire la Pausini. Ai suoi concerti ci sono stand attrezzati per aborti lampo, sono sicuro.

Il Teatro degli Orrori il muro non lo sfonda. Ha praticato un piccolo foro, attraverso il quale può gettare uno sguardo terrorizzato sull'umanità orrenda che popola il paese. Non riesce nemmeno ad essere headliner in un festival di musica indipendente italiana, per dire l'impatto che il gruppo di Capovilla riesce ad avere, con fatica sovrumana per giunta (è gente da duecento concerti all'anno). Meno di una scoreggia. C'è da aver paura di questo pubblico. Stasera mi porto la lama, casomai incontrassi dei tagliagole seguaci di Anna Tatangelo.

IL TEATRO DEGLI ORRORI + JOHN FORD
JAIL (LEGNANO)
11 gennaio 2008
h. 22:00
ing. 10 €

venerdì 21 dicembre 2007

Qualcosa incombe


Una tra le poche cose significative del rock del ventunesimo secolo è la rinascita, o meglio la valorizzazione, del doom metal. Per quanto mi riguarda si può anche lasciare da parte il termine metal perchè il doom del 2000 si è liberato di tutti gli elementi imbarazzanti tipici del metal (abbigliamento ridicolo, assoli difficili, scritte gotiche illeggibili, braccialetti forgiati in acciaieria, continui riferimenti ad animali cornuti, chitarre brutte, patetica ferocia vocale da "guardate quanto sono cattivo" e totale disinteresse da parte del pubblico di sesso femminile - qui una esilarante galleria fotografica sul peggio metallico). Il genere punta l'attenzione più sulla cura dei suoni, sull'esasperazione del volume, su un'inquietudine diffusa che non ha bisogno di tirare in ballo il diavolo per manifestarsi e su brani generalmente lunghi, lenti e ipnotici. Anche l'ignoranza che di solito va a braccetto con la musica pestona mal si adatta al doom moderno: piace di sicuro più al fan dei Sonic Youth o degli Einstürzende Neubauten che a quello degli Iron Maiden o dei Korn.

La cosa curiosa è la presenza di una validissima scena doom italiana al passo coi tempi, che come al solito i media specializzati (forse non ci vedono bene causa ciuffo) colpevolmente ignorano, favorendo invece varie ripugnanti fetecchie. Morkobot, Vanessa Van Basten, Ufomammut, in misura minore gli Ovo (perche non sono solo doom) e i Doomraiser (perchè ancora acerbi) propongono tutti musica di gran qualità e, soprattutto, la suonano alla grande dal vivo. I Lento (gruppo che potrebbe anche essere tra i più difficili da trovare sui motori di ricerca) sembrano tra i più granitici del lotto con ben tre chitarre distorte e una malcapitata batteria presa a sprangate, i supporter Juda sono leggermente più rilassati e psichedelici, ma il muro elettrico ce l'hanno anche loro. Un concerto fondamentale per poter sopravvivere alle incombenti feste comandate: così non sentirete le stronzate che dirà il parentado al completo nel corso della prossima settimana, in quanto sarete affetti da orecchio impanato. Tranquilli, ora di capodanno starete benissimo.

LENTO + JUDA
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
21 dicembre 2007
h. 23:00
ing. libero con tessera ARCI

venerdì 14 dicembre 2007

Gli animaloni


Spero di risolvere rapidamente questa questione (gente simpatica ma gruppi di merda) per potermi poi presentare al nuovo appuntamento con Night For The Deaf. Headliner uno sconosciuto gruppo giapponese con animalone peloso sul palco (pecora - si noti la coroncina di foglie di marijuana), anticipato da un trio tedesco che potrebbe essere ignorantissimo. I giapponesi fanno parte di una tradizione di cervelli ustionati che nel paese del Sol Levante ha parecchi illustri epigoni. Molto rumorosi, psichedelici, attivi dal 1987, con due batterie: basterebbe. In più c'è Marby la pecora, sorta di Hello Kitty per metallari (la civiltà di un popolo si misura anche dall'uso che viene fatto degli animaloni - gli italiani come al solito si distinguono). Curiosità: qui suonano in un locale spagnolo dove per accedere al palco bisogna prendere l'ascensore - non potevo non farvelo vedere. I tedeschi invece ambientano un loro video presso un benzinaio. Abitudine che penso prenderà piede: le stazioni di servizio fra un po' non serviranno più a un cazzo - ah no, ci vendono la birra. Chi non viene è un Justice.

MARBLE SHEEP + DRIVE BY SHOOTING
COX 18 (MI)
14 dicembre 2007
h. 23:00
ing. a poco prezzo