venerdì 29 febbraio 2008

Catania-Chicago solo andata


Ecco il ritorno di un gruppo sempre poco cagato alle nostre latitudini ma che a Chicago è stato messo sotto contratto dalla Touch & Go, prodotto da Steve Albini, portato ad esempio di come si fa il noise rock. Un po' come è successo agli Ovo, anche loro mai cagati alle nostre latitudini: quando hanno bussato alla porta della Load sono stati messi sotto contratto subito (e sono in homepage a caratteri cubitali: Ovo on tour!). La fuga dei cervelli non riguarda solo chirurghi, economisti e ingegneri ma anche grassoni con la chitarra. Gli Uzeda sono troppo tesi e inquietanti, non fanno ballare, sono brutti, sovrappeso, malvestiti e terroni. Per di più terroni che (orrore!) non rientrano tra i luoghi comuni della Terronia: tarantelle, fatalismo meridionale, la valigia di cartone tenuta chiusa con la cinghia della tapparella, trentasei ore di treno pieno di emigranti analfabeti che puzzano, la damigiana dell'olio buono "del paese nostro", quell'aria di tradizione pesante come un marchio d'infamia. Gli Uzeda sono nati sotto un vulcano, ma invece di tremare di paura ogni volta che alzano lo sguardo verso il cratere (le vecchie nerovestite vorrebbero il segno della croce e l'accensione del cero), hanno imparato a eruttare. Occhio al lapillo.

UZEDA
GARAGE (SESTO S. GIOVANNI)
29 FEBBRAIO 2008
h. 22:30
ing. 12 € + tessera

P.S. Per i resoconti di ieri (bellissimo) aspettate lunedì. Per i resoconti di stasera aspettate martedì. Aspettate.

giovedì 28 febbraio 2008

Festival della canzone italiana



Ieri ho scoperto che gli inetti Japanther hanno suonato presso il prestigioso Whitney Museum di New York. O sono io che non capisco o c'è qualcosa che non quadra. Sono sperimentali? Usano degli strumenti convenzionali in maniera non convenzionale? Perseguono uno stile particolare o poco noto? Hanno doti tecniche che li distinguano? La risposta alle quattro domande è sempre "no". E dire che scorrendo gli eventi musicali che si sono svolti al Whitney scopri che sono passati musicisti di tutto rispetto, o almeno un po' più ricercati: i Matmos, Hamid Drake, Foetus con l'orchestra. Poi capisci che la musica non c'entra nulla. Si trovano un sacco di foto dei Japanther più o meno "artistiche", in azione sono fotogenici (iconografia che incarna alla perfezione il rock'n'roll - le foto comunque non se le fanno da soli), fanno concerti in posti strani (in piscina???), a volte hanno dei costumi. Diciamo che puntano sull'estetica per non far notare che come musicisti fanno schifo al cazzo. Peccato che queste cose le facciano solo a casa loro, in tour non si portano gli orpelli e quindi sono semplicemente dei musicisti che fanno schifo al cazzo.

Stasera invece c'è questo evento interessante in una galleria d'arte, musicisti italiani che di orpelli non ne hanno e cercano di elevare il suono ad "arte", o almeno ci provano. Alle quattro domande di cui sopra ho almeno un paio di "sì" per ciascuno di loro.

Primo video: Andrea Belfi, percussioni e synth. Sembra indirizzato verso la psichedelia. Secondo video: Claudio Rocchetti, elettroacustica, ovvero microfonare degli oggetti e tirar fuori un po' di rumore cercando di organizzarlo in qualcosa di senso compiuto. Ho un suo disco e mi sembra abile. Roba che dal vivo dovrebbe acquistare maggiore peso. Manca il video ma c'è myspace: Stefano Pilia, chitarra solista probabilmente preparata ed effettata, ambient noise o simili. In più dovrebbe esserci della videoarte in tempo reale, forse c'è anche una mostra. Magari non è un gran che ma l'alternativa è Pippo Baudo. L'altro ieri facendo zapping mi sono impietrito sul Festival quando il Pippo ha presentato come cantante un caporale dell'esercito che ha scritto una canzone mentre era ferito in ospedale a Kabul - siamo all'elemosina. L'anno prossimo mi presento anch'io: so suonare il jingle del Mulino Bianco col pettine e ho un dente cariato.

ANDREA BELFI + STEFANO PILIA + CLAUDIO ROCCHETTI
O' ARTOTECA (MI)
28 FEBBRAIO 2008
h. 20:30
ing. libero

mercoledì 27 febbraio 2008

Scritte & cartelli / 18























Ehi, abbiamo a che fare con un poeta. Riporto la scritta per chi avesse difficoltà a leggere la grafia scomposta: "Noi siamo i capelli del mondo non al di sopra ma dentro". C'è una "c" sotto che mi fa presumere l'incompiutezza del sonetto. E' finito il muro, il vate avrebbe potuto proseguire sul marciapiede. Siamo sempre dalle parti della via di bolliti alla quale ho dedicato le due puntate più recenti (qui e qui). Ultim'ora: questa scritta è stata cancellata. La rubrica sta diventando archeologica. Bene.

Ma analizziamo l'opera poetica. Immagino che il "noi siamo i capelli del mondo" si riferisca a "noi" come esseri umani. A mio parere la metafora non regge. Gli alberi, i grattacieli, le grandi antenne sono i capelli del mondo. Gli uomini brulicano. Di tutte le cose che possono brulicare sul cuoio capelluto mi vengono in mente i pidocchi. Aerei ed elicotteri possono essere l'equivalente delle pulci. Insomma, c'è una testa grande come un pianeta infestata da parassiti. I parassiti vanno sterminati. Esiste una teoria pseudoscientifica (che non riesco a suffragare con dei link in quanto non ne ricordo l'autore) secondo la quale la Terra è un unico organismo vivente e l'uomo è un cancro che la sta distruggendo. Lungi da me proporre soluzioni hitleriane: anche il nostro intestino è pieno di parassiti simbiotici senza i quali avremmo parecchie difficoltà a cagare tutti i giorni (gli amici di Alessia Marcuzzi, la flora batterica che aiuta la tua naturale regolarità). La riduzione del 50% della popolazione mondiale (basterebbe fare un figlio solo!) sarebbe la soluzione di quasi tutti i problemi dell'umanità e di conseguenza anche del pianeta. Nel giro di trent'anni:

· Fine dell'effetto serra

· Fine del traffico

· Fine dell'inquinamento

· Lavoro per tutti

· Casa per tutti

· Dimezzati i rifiuti

· Più prati, boschi e natura

· Materie prime in abbondanza

Naturalmente i principali oppositori di questo punto di vista sono il Vaticano e i cattolici. Se l'uomo è il cancro della terra, il Vaticano è l'agente cancerogeno. Da proibire nei locali pubblici come le sigarette. Mi sa che anche l'ignoto poeta non la pensa come me (anche perchè non riesco a interpretare la seconda parte del criptico messaggio) ma i poeti non hanno mai contato un cazzo. E bestie del genere le sbatterei in galera. Dopo averle sterilizzate, s'intende. Viva i goldoni, viva la pillola, viva l'aborto.

martedì 26 febbraio 2008

Sono familia povera senza casa senza lavoro

Quando mai ho deciso di presentarmi al concerto di ieri sera (Leoncavallo - Japanther + Vortex Rex - ricordate?). Una vergogna. La cornetta del telefono che ho fotografato e che i Japanther usano crudelmente come microfono mi ha confidato in segreto: "ho fatto credere a mia madre di essere implicata in un giro di intercettazioni vip - ti prego salvami". Dice che se sua madre sapesse la verità, cioè che due impediti la usano per sputacchiarci dentro, finirebbe diseredata. I Japanther probabilmente sono stati cacciati dagli Stati Uniti col foglio di via, non c'è altro motivo per trovarli in Europa. Non sarebbero mai dovuti uscire dal loro quartiere, ma che dico, dal loro garage. Un concertino di venti minuti: la sagra dell'errore, della canzone lasciata a metà (è successo almeno quattro volte). Facessero musica difficile da suonare poi. In confronto i Ramones fanno speed metal sinfonico. Da quanto dedotto dai video che si trovano in giro e da myspace sembravano almeno violenti. Manco quello. E metà del loro impatto sonoro è dato da un walkman con una cassetta con le basi incise sopra. Hanno pure sbagliato a farla partire. E fanno una fatica immane ad andare a tempo con la registrazione. Mi devo scusare pubblicamente con i Lightning Bolt per aver citato il loro nome a sproposito. Facendo un rapido calcolo: massimo una quarantina di paganti, tre euro l'ingresso fanno centoventi euro. Diciamo che venti euro se li sono tenuti gli organizzatori, avanzano cento euro da dividere tra due gruppi. Se i Japanther imparassero l'adagio degli zingari (da titolo) e andassero a far finta di suonare in metropolitana, alzerebbero più grana suscitando pietà. Pure con qualche spesa viva in più (dovrebbero pagare un biglietto per la batteria, che di sicuro rientra nella casistica dei "colli a mano particolarmente ingombranti"). I Japanther sono un gruppo degno della Quaresima. Coraggio, che fra neanche un mese lo inchiodano. Vendetta. Meglio consolarsi con il rock infantile.

La patetica esibizione dei due è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, prima c'erano tre sfigatissimi austriaci da sopportare. I Vortex Rex almeno cercano di sopperire alla pochezza tecnica e compositiva con la strumentazione strana. Chitarra, moog (d'epoca, ingombrante da portare in giro, che non sanno suonare e che comunque usano per due canzoni su dieci - perchè?), un'altra tastierina scrausa, vibrafono e due tamburi (col batterista che va fuori tempo a fare tupatupatupa...). Sembrano vagamente gli Half Japanese. Dopo la lobotomia però. Certo che entrambi i gruppi hanno davvero un bel coraggio.

Ma la devo smettere di prendere per il culo la gente meno fortunata, non sta bene. Sto per uscire dalla cantina del Leoncavallo quando sento una voce che mi chiama.

"Ehi, ma tu non sei Barnaba?".

"No, non sono Barnaba [in dio non credo ma penso di dover ringraziare qualcuno ndr]".

"Eh no perchè voglio parlare con qualcuno che sia andato a vedere i Polysics perchè io non sono potuto andare e volevo sapere come sono stati".

"Non sono andato a vedere i Polysics [e a quanto ne so, nemmeno Barnaba ndr]".

"Ti è piaciuto il concerto di stasera?".

"No [minchia, zero su tre al tiro, una percentuale di tutto rispetto ndr]".

"Ma dai, non erano male, e poi è lunedì sera, cosa pretendi".

Eh già, perchè il lunedì sera si giustifica tutto. Anzi, adesso mi è venuta fame, mentre torno a casa mi fermo dal mio kebabbaro di fiducia e mi prendo una vaschetta di falafel, però siccome è lunedì sera, invece di farmi mettere la salsa piccante gli chiedo gentilmente se può spalmarli di merda. Il kebabbaro stava guardando il festival di Sanremo. Anche per lui ieri era lunedì sera. Però "adeso prendo satelite, così vedo Premier Lig".

lunedì 25 febbraio 2008

Latra il telefono


Stasera comincia il Festival di Sanremo e mi sembra il caso di andare a vedere un concerto più melodico e positivo del solito. I Japanther, da Brooklyn (duo a base di batteria incompleta, basso distorto, tape loops e cornette del telefono), sembrano la versione educata dei Lightning Bolt. Dietro la muraglia rumoristica non ci sono solo odio e depressione. Mi ricordano, come attitudine, come sfiga, una band ignota che compare di sfuggita nel miglior film sui serial killer che abbia mai visto. Va detto che suoneranno in un posto (la cantina incrostata del Leoncavallo) ottenebrato da una cappa di sconfitta e pessimismo che trasformerebbe anche il Ballo del Qua Qua in un brano dalle venature nichiliste, quindi immaginate un gruppo che già suona a bassa fedeltà ulteriormente sporcato dal distorsore automatico del Dauntaun (secondo me hanno fatto installare dei pedali Metasonix Scrotum Smasher insieme all'impianto elettrico). Figuratevi poi l'ambientino che può radunare un posto del genere nella joie de vivre del lunedì sera milanese: quattro disadattati che quando chiamano il Telefono Amico trovano sempre occupato. E allora, tutti a vedere i Japanther che usano le cornette del telefono per urlarci dentro. Il gruppo di supporto sembra una roba poppettina tedesca gentile e col video in stile gioco elettronico d'epoca che fa tanto carino e romantico (però compaiono delle croci rovesciate), si sono fatti fare anche degli algidi remix elettronici. Ma tanto ci penserà il rombo naturale del posto a trasformarli in una tribute band di Teenage Jesus & The Jerks.

JAPANTHER + VORTEX REX
DAUNTAUN @ LEONCAVALLO (MI)
25 FEBBRAIO 2008
h. 23:00
ing. a sottoscrizione

venerdì 22 febbraio 2008

Exotica

Forse l'unico disco che ha dato il nome a un intero genere. Un'invenzione degli anni 50. Proprio un'invenzione, anche se può sembrare musica tradizionale di una qualche isola incantata del Pacifico: in realtà è un abile crossover di stili. Percussioni latine, melodie orientali, versi di animali, jazz da sala d'aspetto. Roba fatta da uno che ha abitato alle Hawaii per più di cinquant'anni. E non è musica banale, o dalle atmosfere esageratemente melense. A tratti è come se Tom Waits (ascoltate i ritmi traballanti) avesse scritto la colonna sonora per un film con Alberto Sordi. Qui tutto quello che c'è da sapere su Martin Denny. E qui qualche notizia anche su Sandy Warner. Rassegnatevi alla repubblica delle banane e ascoltate della musica appropriata.

MARTIN DENNY
EXOTICA
LIBERTY LRP3034 (1956)
192 kbps

tracklist here
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giovedì 21 febbraio 2008

Piccoli fans


C'è qualcosa che non va nella stazza dei musicisti. Il batterista è grosso, vecchio e ciccione (forse vi ricordate quello che ho scritto qui: è Russell Simins della Blues Explosion) ma quelli davanti hanno 24 anni in due. E suonano stasera alla Casa 139 (non ci vado perchè non mi piace il genere e ho altro da fare, ma l'evento è di quelli trash pesanti). E c'è pure Latitia Sadier degli Stereolab col suo progetto parallelo Monade - piacevoli melodie da tramonto in Costa Azzurra ma dal vivo non ha mai imparato a suonare decentemente. Le star della serata comunque sono loro, i Tiny Masters Of Today (qui altre informazioni). Per quanto legnosi tecnicamente e banali stilisticamente, sono dei piccoli professionisti in grado di affrontare palchi, pubblico e tour faticosi: nel nostro fottuto paese invece i bambini che cantano o suonano sono visti alla stregua di scimpanzè, ammaestrati da ritardati mentali che si fregiano del titolo di "genitori". Chi si ricorda questa vergogna che viola apertamente i diritti dell'uomo? Notate le facce terrorizzate dei piccoli obbligati a esporsi alla gogna mediatica. Sembra la sala d'aspetto del dentista.

Ma i Tiny Masters Of Today non sono soli. Su Youtube è tutto un fiorire di rocker in erba. Ecco qualche esempio tra i più eclatanti.

· I Blisters hanno suonato al Lollapalooza dello scorso anno, va detto che partono avvantaggiati perchè il batterista (che suona dall'età di due anni!) è il figlio di Jeff Tweedy dei Wilco. Qui un breve documentario su di loro.

· The Stolen: maglietta degli AC/DC e canzone dei Kiss. Sanno già come si fa.

· Il bassista è più basso del basso, il cantante è uno spettacolo. Si chiamano GRAK.

· The Black Year sono australiani e hanno già il piglio di quelli che entro due anni traslocheranno presso il più vicino pub.

· "Mio fratello grande è un ricchione col ciuffo, ci penso io a salvare il mondo dai nazisti". Signori, i Flaming Monkeys, from UK. Video splendido, canzone potente.

· Care Bears On Fire, da New York City: c'è gente col triplo dei loro anni che sbaglia i tre accordi. Premio speciale della giuria per la maglietta dei Naked Raygun.

· Pure i Black & White sono inglesi e pestano come dei fabbri.

· I tedeschi sono tedeschi fin da piccoli: "Mamma, portami a Wacken". Agli Oakmoor piacciono di brutto gli AC/DC.

· Abbiamo anche i piccoli negri. Qualcuno i Kriss Kross se li ricorderà anche. Per me "Jump" è un classico di sempre. Scomparsi dalle scene, me li immagino uno pappone e l'altro sparato mentre smazzava.

· I migliori li ho tenuti per ultimi. Da Portland, Oregon, Still Pending. Di Bonham/Jones/Page/Plant eseguono "Rock'n'roll". A differenza della versione originale, questa è cantata dal batterista. Secondo me non può avere più di otto anni.

Adesso ditemi voi cosa dovrei rispondere a un comunicato stampa che cerca di spacciarmi dei trentenni disgustosi cloni degli Oasis per "next big thing", decantando la "straordinaria abilità del batterista". Quelli non sono ciuffi, ma riporti.

mercoledì 20 febbraio 2008

You'll never walk alone


Gli Earth radunano un nutrito pubblico. Sì, anche nel senso di "ben pasciuto" - basta la prestigiosa presenza della redazione di Solo Macello per alzare la percentuale di massa grassa degli astanti. Sir Richard Bishop spagnoleggia alla chitarra senza emozionare per sei ore - o almeno così mi è sembrato (diciamo che è stato una palla, via) quindi ci si trastulla fra birre e progetti di conquista militare del Vaticano. Gli Earth invece mantengono le promesse, ronzano come si deve e io sono in adorazione per il suono meraviglioso del loro piano elettrico. La batterista si muove con la sollecitudine del bradipo, non credo sia facile tenere dei tempi così lenti con la necessaria precisione. Nel video stavolta sono riuscito a beccare il momento topico: l'unico in cui hanno tirato fuori il trombone. Tra l'altro questa canzone è una bonus track che compare solo sulla versione in vinile del loro disco nuovo, quindi c'è della pettineria©. Credo anche di poter meglio congetturare sull'assenza dalle scene di Dylan Carlson (quello con berrettino, baffazzi e chitarra) fra il 1996 e il 2005: quei tatuaggi lì dicono "galera". Il titolo di questo post ha senso solo se prima dei concerti trepidavate davanti al megaschermo.

martedì 19 febbraio 2008

Guardare il muschio crescere


Quando un gruppo suona musica così lenta ed estatica deve mettere in conto che anche la diffusione di tale musica proceda con la stessa lentezza. La lentezza inarrestabile della natura. Gli Earth esistono dal 1990 ma nello scorso decennio se li cagavano solo pochi intimi, tant'è vero che nel 1996 smettono e vanno in letargo fino al 2005. Un gruppo dello stesso paese dei Nirvana che non suonava grunge, figuratevi che impatto poteva avere in un mondo abituato a ragionare per compartimenti stagni. Nel nuovo millennio invece è emerso il cosiddetto drone doom. L'unico genere che a mio parere valga la pena seguire oggi, l'unico sound che sembra "indicativo di un'epoca" (ho sentito di sfuggita la parola "Radiohead" - bè, ne riparleremo nel 2025, se qualcuno ancora li ricorderà). Arrivano i Sunn O))), altri musicisti malati che non farebbero i tour mondiali se non avessero indovinato la pastura per prendere all'amo i metallari: pitturarsi la faccia e fare le corna (senza questi vezzi comportamentali ai metallari farebbero schifo). I Sunn O))) dicono che gli Earth sono la loro principale fonte di ispirazione. Basta questo perchè i nostri escano dal più scardinato dei trailer park dove sicuramente avranno passato gli ultimi dieci anni (non bisogna ragionare in questo modo - magari facevano i broker a Wall Street, ma l'immaginario del musicista fallito mi piace) e si rimettano a fare dischi e concerti. Il fatto è che oggi gli Earth non fanno drone doom. Sono più - uhm - "atmosferici". Termine che non vuol dire un cazzo, perchè il ronzio dei loro strumenti sfonda i barometri e se tirano fuori il trombone (non quello che si fuma) saranno cazzi per i vostri timpani. Pressurizzano l'ambiente e favoriscono una rapida crescita di muschi e licheni. Occhio al supporter, chitarrista folk fulmineo che suonava con i Sun City Girls finchè non si sono sciolti causa decesso del batterista. Un altro che di sfiga se ne intende, se gli Earth hanno dovuto aspettare quindici anni per un minimo riconoscimento del loro lavoro questo è in giro da ventisei guadagnandoci poco o un cazzo, con circa sessanta (!) album usciti a nome Sun City Girls e quattordici a nome Sir Richard Bishop. Abnegazione.

EARTH + SIR RICHARD BISHOP
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
19 FEBBRAIO 2008
h. 22:00
ing. 10 € con tessera ARCI

lunedì 18 febbraio 2008

Le regine delle nevi


Prendiamo una bilancia. Su un piatto mettiamo un metallaro ciccione. Sull'altro le Nisennenmondai. Per pareggiare i due piatti non basta il peso delle tre rachitiche figlie del Sol Levante, aggiungete come zavorra un fusto di birra. Ecco che lentamente la bilancia raggiungerà la posizione di equilibrio, ma cosa succede? Il metallaro ciccione in men che non si dica acchiappa il fusto, lo stappa e se lo scola, ricreando il disequilibrio iniziale. Già le giapponesi cominciano a pigolare come una nidiata di passerotti che si accapigliano per il vermiciattolo che la madre porge loro amorevolmente. Bisogna aggiungere un altro fusto di birra. Ma il metallaro, che è senza fondo e ha sempre sete, si scola anche quello. E così via. Acne di Zanzara ha inventato la macchina del moto perpetuo.

La prima cosa che colpisce del concerto delle Nisennenmondai è proprio la struttura fisica delle tre. La bassista, in particolare, è esile come un origami. Le è andata bene, nessuno degli spettatori della prima fila aveva la tosse, o si sarebbe fracassata contro la parete di fondo. Sono, probabilmente, le tre persone più riservate che abbia mai visto, rasentano quasi l'antipatia (quando si fanno pregare per un bis dopo neanche mezz'ora di concerto), ma è la tradizionale ritrosia della geisha al cospetto della spavalderia del samurai: mutismo e occhi bassi, le mani a ripetere movimenti rituali studiati per anni, che nel loro caso non sono quelli di una millenaria cerimonia del tè, ma quelli della cerimonia del krautrock. Un krautrock prigioniero del gelo dell'incomunicabilità, come quello dei Cluster, o degli Harmonia (sono praticamente identiche a questi ultimi), che parte sempre da un riff di chitarra mandato in loop e cresce con lentezza estenuante fino a una potente rullata liberatoria, orgasmica, che lascia ansimanti. Fanno quattro pezzi (dieci minuti l'uno) e sono tutti così. Secondo me suonano col tassametro, un tot a canzone. Però quanto sono brave, precise, quadrate. Intagliate nel ghiaccio.

Naturalmente, in vendita al banchetto, un cd che nella loro discografia ufficiale non compare, a ribadire l'odierna marginalità della musica registrata. Se lo comprate, d'estate potrete fare a meno dell'aria condizionata. Il camino scoppiettante che troneggia nella saletta del Torchiera scaldava come si deve, ma poi hanno suonato loro.

sabato 16 febbraio 2008

C'è un coleottero nel computer


Non nel mio, per fortuna. Ma questo è il significato di Nisennenmondai in giapponese (più o meno: nel loro inglese traballante dicono "bug computer problems"). Le tipe sembrano ripetitive, brani lunghi e con pochi punti di riferimento (eventualmente qualcosa di tedesco e degli anni Settanta). E sembrano precisissime tecnicamente. Niente di strano, visto che si parla di giapponesi, secondo me se non raggiungono uno standard minimo il sensei gli mozza le mani con un fendente di katana ben assestato, una pratica che sarebbe giusto adottare anche qui. Un altro gruppo che punta sulle esibizioni live più che sui dischi: li hanno, ma sono autoprodotti, cd-r o, splendida iniziativa retrò, cassette. Cassette. La più vecchia fatta nel 2002. E nessuna registrazione posteriore al 2005. E non vendono niente online. Il sito è scheletrico. Mi sembra che i giapponesi, che sono sempre avanti, stiano dettando una tendenza che nei prossimi anni, almeno per la musica, diventerà regola: ridurre al minimo il materiale disponibile in rete. Gente come Stefano Isidoro Bianchi (direttore di Blow Up) cerca di spiegare con i soliti paroloni inconcludenti perchè scaricare musica è sbagliato. Secondo me ha solo paura di perdere il lavoro e quell'aura da "so tutto e possiedo cose che tu non potrai mai nemmeno immaginare, io sono un critico e tu non sei un cazzo" che ormai un minorenne con un computer può sbugiardare in qualunque momento. Era ora.

Non vuoi condividere la tua musica? Non registrarla. Più semplice di così. Altrimenti rassegnati al file sharing, che tu sia un musicista o un critico che ha costruito la propria reputazione sull'impossibilità per i lettori di dissentire da ciò che scrive. Pensando a quante inculate mi sono preso fidandomi degli insindacabili giudizi di Blow Up auspico una fine rapida per la più snob tra le riviste musicali (non che le altre siano meglio). Come dici? Non sei d'accordo con quello che scrivo io? Sopra c'è un video, te lo guardi e decidi da solo se le Nisennenmondai ti piacciono oppure no. Più semplice di così.

Andrea Marutti, che aprirà questo concerto, ha invece una interessante netlabel che vende. Ma mette a disposizione talmente tanta roba da scaricare che solo i collezionisti più compulsivi e affascinati da edizioni limitate e packaging strani metteranno mano al portafoglio. Mi perdoni il caro Mr.Oddone se stasera non vado a vedere i suoi Sottopressione, ma siete di Milano e nel giro di un paio di mesi un altro concerto lo fate, mentre le giappe potrebbero non passare mai più.

NISENNENMONDAI + ANDREA MARUTTI
CSA TORCHIERA (MI)
16 FEBBRAIO 2008
h. 23:00
ing. a sottoscrizione

venerdì 15 febbraio 2008

Tre birre


Prima birra.

Seconda birra.

Terza birra. Per me vedere bene un concerto significa vedere che scarpe portano i musicisti. Per questo di solito evito gli eventi molto affollati, non sopporto di dovermi sporgere da dietro le spalle di qualche "armadio" per intravedere pochi istanti di ciò che succede sul palco. Peggio ancora è il megaconcerto, dove ci vorrebbe il telescopio e stai in mezzo ai peggiori effluvi emanati da migliaia di animali pressati. Una volta a un concerto al Forum di Milano (i Cure, mi pare) si era condensato talmente tanto sudore che ad un certo punto ha cominciato a piovere dal soffitto un liquame disgustoso, osceno distillato di umanità. Nemmeno se potessi assistere dal vivo alla crocifissione (quella famosa, non una qualunque) affronterei ancora una situazione così schifosa.

I concerti "minori" di un posto come il Magnolia sono invece una pacchia. Ci sono trenta persone, mi metto in prima fila, appoggio la birra sul palco, filmo, faccio qualche foto. Ieri sera rude happening rurale. Di solito direi "è una vergogna che questi musicisti raccolgano così pochi consensi mentre Tizio che è una merda che cammina riempie gli stadi ecc. ecc." ma alla fine, per mia egoistica comodità, è meglio così. The Big Sound Of Country Music suona molto bene, il suo set è un tributo al più classico country blues. Mette un microfono sotto una scatola di legno, ci batte i piedi sopra (si chiama stompbox), et voilà la sezione ritmica. I Dirty Trainload (a mio parere i migliori della serata) fanno garage blues, ma molto evoluto e con strumentazione fantasiosa (una tastierina scrausa al posto del basso, il coperchio di un fusto di birra come percussione a pedale aggiuntiva), sono assai poco tradizionalisti, a tratti creano atmosfere lynchane, alla Badalamenti. Altrettanto fantasiosa la strumentazione di Honkeyfinger (la sua barba è maggiorenne), che amplifica l'armonica a bocca, ci canta dentro e crea dei loop di chitarra slide in diretta per avere le mani libere. Forse è un po' carente dal punto di vista del songwriting (l'autarchia totale che caratterizza il suo stile non consente un gran che), ma diamogli tempo, è agli esordi, tecnicamente e furiosamente va alla grande. Questa gente, pur avendo fonti d'ispirazione antichissime, è proiettata nel futuro: nessuno aveva il banchetto dei dischi, destinati a diventare entro breve oggetti promozionali di secondaria importanza, atti solamente a pubblicizzare i concerti. Come le spillette, che Honkeyfinger regalava a manciate. Allo stesso tempo ho notato una curiosa iniziativa su un manifesto dei Linea 77 che annunciava uno showcase di presentazione del loro nuovo disco: "si entra solo col disco in mano": ecco, questi vivono nel passato, e sono pure stronzi.

giovedì 14 febbraio 2008

Murato vivo in cantina


Secondo i risultati
di un sondaggio condotto dalla catena HMV (notizia ANSA da prendere con le molle, ma giustifica il mio punto di vista e quindi va bene) i generi musicali più ascoltati in Gran Bretagna sono: hardcore (al nord), r'n'b (a Londra), rock celtico, trip hop, reggae e "musica d'ambiente/chill out" (che cazzo vorranno dire) altrove. Ovviamente non c'è traccia di termini quali britpop, new rave o indie. Secondo me spediscono qui derrate di froci col ciuffo sperando che smarriscano la strada di casa. Prodotti da esportazione per il terzo mondo, come i film con Steven Seagal (che, scopro adesso, sarebbe anche bluesman). Per quanto riguarda Honkeyfinger (video) non può smarrire la strada di casa perchè, dall'aspetto, una casa non ce l'ha. Sembra (è?) un homeless. Forse un hobo (no. E' inglese). Suona punk blues da solo con batteria, chitarra slide e armonica, non posso far finta di conoscerlo da anni perchè ha pubblicato un solo singolo e prima di avere in mano il programma del Magnolia di febbraio manco sospettavo la sua esistenza. The Blues Is Number One, e questo ci prova, non pretendo che sia bravo dal vivo come lui, ma sono sicuro che emanerà sudore, puzza di piedi e alito cattivo sui soliti quattro astanti. Quando trovi uno scarafaggio in casa, vuol dire che ce ne sono degli altri: infatti, a supporto, due tentativi italiani dello stesso genere. Questi sembrano solidi, e il cristo di Cimabue appeso al contrario mi conforta (sembra bravo, guardatevelo mentre suona seduto sul cesso). Di entrambi, il sito di riferimento dell'underground italiano (quello che ci meritiamo) non ha notizia. Anche questo mi conforta. A ferragosto, tutti a Britt, Iowa.

HONKEYFINGER + DIRTY TRAINLOAD + THE BIG SOUND OF COUNTRY MUSIC
CIRCOLO MAGNOLIA (SEGRATE)
14 FEBBRAIO 2008
h. 22:00
ing. lib. con tessera ARCI

mercoledì 13 febbraio 2008

La serata si svolgerà stasera / 34

Cinque ulteriori motivi per burlarsi degli uffici stampa e degli eventi risibili che promuovono! Non ti è chiaro? Leggi qui!

· Le persone di sesso opposto che un software identificherà come affini riceveranno un sms di risposta con il nickname del loro matching [e vai con una session di transsexual gangbanging ndr].

· Le croci, tema-simbolo, pendono da catenelle di bronzo e ricompaiono piazzate a mò di trofei su giubbotti e pantaloni, come intarsi di cavallino o borchiature hard-rock [gli "stilisti" arrivano oggi a quello che i metallari fanno da trent'anni ndr].

· Eccoci giunti ad un nuovo capitolo della super trasformata *** [supertrasformata! ndr], la discoteca del terzo mellennio al raggiungimento del suo settimo anno di attività; il primo teatro disco azione, quello che meglio ha saputo accontentare i trendsetter "ballerini” dell’Italia contemporanea [chissà perchè al concetto di "trendsetter ballerini" associo inconsciamente "Montecitorio" ndr].

· Con le Mudra si muovono e si posizionano le mani disegnando nell’aria dei simboli misteriosi, preziosi: un linguaggio speciale per attivare una comunicazione altrettanto speciale [ma soprattutto internazionale ndr].

· Diplomato a Salerno presso ITC con voto 37/60, ha provato ad iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, ma per il suo carattere un po’ ribelle, mentre si accingeva a sostenere il suo primo esame di filosofia del diritto, con il Prof. Catania, veniva allontanato dall’università [dal curriculum vitae di un vocalist da discoteca ndr].

martedì 12 febbraio 2008

Zombified

Professionalità consumata e scarso successo sono due caratteristiche quasi indispensabili perchè dei musicisti entrino tra le mie preferenze. Se i musicisti in questione suonano anche rock'n'roll, blues o un loro derivato per quanto mi riguarda sono a posto. Se, inoltre, possono vantare qualche pur minima similitudine con i Cramps gli mando un biglietto d'auguri quando viene Halloween (peccato non abbia l'indirizzo di questi, comunque andate sul sito e chiedete loro di venire a suonare nella vostra città - difficile però che si muovano dagli stati del Sud). Come si fa a non amare una band che sponsorizza un pilota di speedway? Naturalmente abbiamo a che fare con una piccola comunità di sfigati totali e il loro centauro al momento è in sedia a rotelle perchè si è fracassato tutte le ossa tranne quelle dei mignoli. Vantano un nome spettacolare, La Cultura Sudista Nelle Sgommate: interpretazione libera, possono essere sia sull'asfalto che nelle mutande. Oltre a questo disco, tour ep australiano in edizione limitata che potrebbero pure essersi dimenticati di aver registrato, eccovi una foto: da stampare, ritagliare e incollare sul cruscotto della mietitrebbia.

SOUTHERN CULTURE ON THE SKIDS
ZOMBIFIED
CORTEX CTX113CD (1998)
192 kbps

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lunedì 11 febbraio 2008

Scritte & cartelli / 17

Milano, via Orti, parte seconda. A giudicare dalla quantità di scritte bollite che compaiono in questa via potrei addirittura inaugurare un sottogenere della rubrica, intitolato "i fulminati di Porta Romana". In particolare, questa iscrizione è secondo me ispirata dalla presenza nelle immediate vicinanze del bar di LifeGate, oscura setta che spilla soldi a una delle varietà di creduloni catalogate più di recente: quelli che credono a pirlate come ecosostenibilità, medicina olistica, reiki, musicoterapia, cromoterapia e via delirando. I link precedenti possono essere spunto per infinite prese per il culo, però, "chissà come mai" nel loro bar il caffè costava un euro già nel lontano 2006 - quando si tratta di fotterti sono sempre un passo più avanti degli altri.

"Asha" mi fa venire in mente la setta di Osho, quel finto guru hindustano che faceva collezione di Rolls Royce e copulava con una ventina di conigliette (i suoi seguaci non l'hanno mai capito ma è questo il vero modo per raggiungere la "pace interiore"). Quando aderisci alla sua malefica organizzazione, Osho ti cambia il nome di battesimo, prendendolo da un non meglio specificato "libro sacro". Un'adepta che ho conosciuto si chiama "Sargam", che non è una fabbrica di carrelli elevatori di Castelfranco Veneto. "Asha" con tutta probabilità all'anagrafe risulta come Rosaria Lo Cascio: prendere il nome di una che ha cantato con Ornette Coleman (ma è andata anche a Sanremo al cospetto di Beppe Grillo - culto totale) fa senza dubbio più figo. Sarà grazie al nuovo appellativo che ha conquistato il cuore dell'ignoto scrivano? Gli avrà aperto i chakra? Impossibile saperlo. Asha, concedi le tue polpose grazie al povero innamorato, o finirà reincarnato in un dattero.

Spin off: sabato scorso mi sono imbattuto casualmente nella cromoterapia. Ero in una piscina dotata di "doccia cromoterapica". E' una comune doccia in cui ci sono delle lampadine intermittenti blu, verdi e rosse (intermittenti ma lente, non tipo strobo da discoteca). La sensazione è quella di trovarsi in un ristorante cinese in cui piove dentro: manca solo la puzza di ravioli al vapore. Ci credo che le droghe sono illegali. Pensate cosa succederebbe se del semplice hashish finisse in mano a qualcuno che si storta guardando tre lampadine.

mercoledì 6 febbraio 2008

C'è del marcio in Danimarca / 2


Quando sento un ritmo così non capisco più un cazzo, che ci volete fare. Il ritmo dei Raveonettes, sempre danesi (a volte possono essere anche dei plausibili discendenti dei Jesus & Mary Chain). La sparuta scena danese mostra pure piacevole versatilità (vedi il concerto segnalato ieri, a me piacciono parecchio anche questi) e sono sicuro che da qualche parte nello Jutland si nasconde del metal. Al contrario di un'altra scena in cui secondo qualcuno c'è solo indiepop di merda (carini - svenevoli - sensibili: al muro) o cantautori oratoriani (anelli di congiunzione tra l'essere umano e i papaboys - le persone di buon gusto sono sconsigliate dal visitare i link precedenti, che ho messo solo per dovere di trash). In realtà in Italia c'è davvero qualcosa di diverso ("di migliore" dico io - questione di gusti, è però innegabile che tutti questi siano bravi dal vivo e gli altri no), ed è una vergogna che se ne parli pochissimo. Per par condicio mettiamo anche questi, ignorantissimi (il primo che indovina a che film è ispirato il video vince) - mille volte meglio cantare "rischia la galera, fatte rispettà" che "i tuoi discorsi metafisici sui fori dei piercing che si richiudono". Bimbo, la metafisica non c'entra una cippa di cazzo, non sei un poeta, impara a suonare.

Ma sto andando troppo fuori tema (dalla prima riga direte voi), il fatto è che mi girano le balle a elicottero confrontando la situazione politico-sociale italiana con le tematiche espresse da un sedicente "underground cantautoriale" che segretamente aspira al Festival di Sanremo. I Raveonettes potrebbero piacere anche a qualche tipa con la maglietta a righe, scordatevi però che costoro sappiano o vogliano ballare come le tipe del video - le milanesi certe cose le fanno solo su myspace e forse ci riescono al quinto tentativo. Rock'n'roll basilare, vecchio come il cucco, senza menate e che esce su major: ormai è una cosa di cui vantarsi a testa alta. I venduti sono quelli che vorrebbero. Fate con calma, che fino a lunedì non potrò leggere i vostri insulti.

THE RAVEONETTES
MUSICDROME (MI)
10 FEBBRAIO 2008
h. 21:30
ing. 15 €

martedì 5 febbraio 2008

C'è del marcio in Danimarca / 1


Fra oggi e domani vi anticiperò cosa c'è di bello da vedere a Milano nel fine settimana. Cose a cui non potrò assistere visto che giovedì al canto del gallo mi dirigerò verso questo bel posto e ci resterò fino a domenica sera. Caso vuole che entrambi i gruppi che suoneranno provengano da una terra nordica e ospitale ma che non è mai stata fertile musicalmente. Meglio pochi e buoni che un tanto al chilo e scadenti, comunque.

I primi a calcare il patrio suolo maledetto dagli indioti saranno gli Efterklang, band penalizzata dalla geografia. Fossero infatti nati in Islanda avrebbero lo stesso ritorno di pubblico dei vari Sigur Ròs o Mùm che a me, al contrario dei danesi, non sono mai piaciuti. Eterei, struggenti, crepuscolari, neoclassici ecc. ma anche inquietanti e capaci di incisivi interventi elettronici, il video è davvero una roba da malati (bello il paralitico bicefalo). Sono in otto e mi chiedo come potranno sistemare tutta la loro strumentazione sul palchetto di cinque metri quadri della Casa 139. Assomigliano non poco ai progetti collaterali dei Godspeed You! Black Emperor, entrambi di gran lunga migliori del gruppo madre, insomma grandi spazi, aria limpida e l'aleggiar leggero della morte. Sembra interessante e ancor più sprofondato in uno struggimento inconsolabile il loro supporter. Se l'atmosfera della musica corrisponde davvero allo stato d'animo dei musicisti, vista Milano potrebbero optare per un suicidio lampo e di massa. Vederli ora per non rimpiangerli poi.

EFTERKLANG + PETER BRODERICK
LA CASA 139 (MI)
7 FEBBRAIO 2008
h. 21:30
ing. 10 € + tessera ARCI

lunedì 4 febbraio 2008

I'm a lucky guy

Come promesso. Progetto collaterale di Judah Bauer (chitarrista della Blues Explosion) insieme al fratello batterista, piuttosto cane a dir la verità, sa picchiare ma non ha il senso della misura ed è pure macchinoso nei cambi di ritmo. Limiti che sono per fortuna più evidenti dal vivo che sul disco. Ci pensa Judah a tenere in piedi la baracca. I Venti Miglia hanno fatto prima un buon disco di delta blues sporchissimo, poi questo, più melodico e piacione, poi altri tre che non mi è sembrato il caso di comprare. Decisione che devono aver preso in parecchi, in quanto il Bauer è praticamente scomparso dalle scene. Ha fatto parte lo scorso anno della Dirty Delta Blues Band di Cat Power per qualche data, qui una foto, lui è il secondo da destra, rendetevi conto di come sta messo quest'uomo. Sì, quello coi capelli bianchi è il famoso stilista ricchione Karl Lagerfeld. Come siano finiti insieme nella foto due personaggi così agli antipodi non è dato sapere, temo che Bauer abbia concesso dietro pagamento parti del suo corpo al damerino. L'ano, se va bene. Un organo interno, se va male. Alla fine il ragazzo non è così fortunato come il titolo vorrebbe far credere.

20 MILES
I'M A LUCKY GUY
FAT POSSUM 0319-2 (1998)
320 kbps

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venerdì 1 febbraio 2008

La serata si svolgerà stasera / 33

Comunicazione di servizio: stasera a Milano c'è un bel concerto ma non ci posso andare causa impegni presi in precedenza. Meglio che ve lo fate raccontare da un metallaro. Se invece siete froci andrete qui e sono sicuro che avete già in mano i biglietti per questa pirlata (dress code: marinaretto). Mentre il vostro animo è attanagliato dalle ombre dell'indecisione, vi consiglio di proseguire nella lettura di cinque nuove idiozie diffuse dagli uffici stampa più trendy. Dopo, optare per i Firebird sarà più facile. Non ti è chiaro? Leggi qui!

· Se la tua ricerca si basa esclusivamente su Bellezza e Libertà, il prodotto è solo un alterazione dell’ego... Amore e Verità sono le fondamenta della rivoluzione bohemienne... sono la luce che indica la strada, ...ma non sanno pregarti! Sta nel coraggio di vivere per questi ideali la giustificata speranza, della fenice, di rinascere... [non è una quartina di Nostradamus, ma una mostra di quadri ndr]

· ***, artefice del successo negli scorsi anni dei martedì del ***, meta del jet set dello spettacolo, con partecipazione di attori/attrici e special party che erano un faro nella notte infrasettimanale dei trend-clubbers [un faro: l'ultima cosa che hanno visto mentre procedevano contromano ndr].

· Ciò accade in un periodo di tempo molto particolare, compreso tra il 5 e l’11 novembre; è un accordo armonioso che può portare ad una importante trasformazione alchemica... Finestra energetica del tempo, varco intra-dimensionale [beam me up, Scotty ndr], potente attivazione vibrazionale...

· ...e se ve l’avessimo detto prima che sarebbero venuti a trovarci i CENTOCELLE NIGHTMARE (che spogliarello mozzafiato in consolle!), ROCCO CASALINO del Grande Fratello e i TNT? [forse ci sarei venuto. Col mitra ndr]

· Il mercoledì sera questo diventa una experience night. I suoni si susseguono in un crescendo di situazioni, di effetti sonori, di melodie il tutto sul ritmo [vuol dire: c'è della musica ndr].